LE SUE OPERE IN SARDEGNA
di Antonio Ligios Com’è noto il 1842 è un anno cruciale nella vita di Giuseppe Verdi: il successo trionfale del Nabucco chiude infatti la fase dell’apprendistato e indirizza la carriera del compositore verso un orizzonte fatto di grandi successi e di graduale conquista non solo dei maggiori teatri italiani ma anche di quelli di provincia. Non fanno eccezione i teatri della Sardegna, che negli anni Quaranta iniziano ad accogliere i primi successi verdiani, anche se con una certa prudenza. Nei due teatri allora funzionanti nell’isola, il Civico di Cagliari e quello di Sassari, permane infatti una forte persistenza – evidente ancora negli anni Sessanta – dei titoli donizettiani, il cui picco più alto, nella media nazionale, si era manifestato invece sino agli anni Quaranta, per poi decrescere già nel decennio successivo con l’esplosione del fenomeno verdiano. Fu il Civico di Cagliari ad ospitare la prima opera di Verdi in terra sarda, appunto il Nabucco, che costituì l’opera inaugurale della stagione d’Autunno del 1843, a distanza da un solo anno e mezzo dalla storica prima scaligera. «La musica di Verdi ci rapì», scrisse un cronista dell’epoca a proposito di quell’allestimento. Forte del successo del Nabucco, l’impresa del Civico di Cagliari, due stagioni dopo, allestì sia I lombardi alla prima crociata che Ernani, che era andato in scena neanche due anni prima alla Fenice di Venezia. Il Civico di Sassari dovette invece attendere il 1846 per ascoltare un’opera verdiana. Nel gennaio di quell’anno andò in scena l’Ernani, mentre a dicembre dello stesso anno i sassaresi ascoltarono per la prima volta il Nabucco. Questi primi dati possono già dare un’idea dei tempi con i quali le maggiori opere di Verdi arrivarono nei teatri della Sardegna: in genere a Cagliari i melodrammi verdiani furono allestiti due o tre anni dopo la prima assoluta, mentre Sassari solitamente attese almeno un anno di più. Ci sono ovviamente delle eccezioni, una di queste riguarda non a caso il Macbeth, opera di svolta del linguaggio di Verdi (siamo nel 1847), meno “convenzionale” di quelle sin’ora citate: a Cagliari la prima rappresentazione risale al 1858, dunque ben undici anni dopo la prima, e a Sassari occorre attendere addirittura il 1868. Un discorso analogo può essere fatto per le ultime opere di Verdi, Otello e Falstaff, che non hanno peraltro mai goduto del favore tributato a lavori come Rigoletto o Aida. Falstaff andò in scena per la prima volta alla Scala nel 1893 ma fece la sua prima comparsa a Cagliari solo nel 1938, e a Sassari addirittura nel 1977. Stessa sorte toccò alla terzultima opera di Verdi, Aida, andata in scena a Cagliari nel 1882, dunque ben undici anni dopo la prima del Cairo, e a Sassari nel 1893, diretta da Luigi Canepa. Una presenza sistematica si registra invece, sia a Sassari che a Cagliari, per i tre capolavori della cosiddetta “trilogia popolare” (Rigoletto, Trovatore e Traviata), andati in scena per la prima volta tra il 1851 e il 1853, e rappresentati nei teatri sardi in quello stesso decennio, e da allora riproposti innumerevole volte. La stella di Verdi in definitiva ha brillato sempre nei teatri sardi, e si è affievolita – peraltro in sintonia con una tendenza generale ravvisabile nell’intera penisola – a partire dagli anni Settanta, che sono gli anni del tardivo successo italiano del grand-opéra francese. Vale infine la pena di ricordare che anche l’inaugurazione di un altro teatro storico della Sardegna, il Civico di Alghero, avvenne nel segno di Verdi. Questa volta – siamo nel 1862 – fu il dramma I Masnadieri a dare il via alla breve stagione di questo piccolo gioiello architettonico, la cui programmazione – nel decennio successivo – comprenderà anche I due Foscari, Attila e Traviata.