Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Zona franca, avanti adagio

Fonte: L'Unione Sarda
8 ottobre 2013


PORTO CANALE. A 12 anni dalla costituzione la “Free zone” muove i primi timidi passi
 

Sì al piano operativo, ma è solo un progetto di massima
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Bisogna ancora chiedere i soldi a Cappellacci, avere il via libera dall'Autorità doganale, un po' di passaggi burocratici e la benedizione di Bruxelles. Ma dicono che questa è la volta buona. Dodici anni e due mesi dopo il decreto del presidente del Consiglio dei ministri “per l'operatività della zona franca di Cagliari”, l'ufficio tecnico del Cacip (uno dei due azionisti della società di gestione, l'altro è l'Autorità portuale) ha partorito il Piano operativo. Cioè il documento che secondo la legge del 2001 «garantisce i servizi comuni e la collocazione logistica degli spazi da adibire a servizi generali». Sottolinea Piergiorgio Massidda, presidente dell'Authority dichiarato decaduto a fine settembre dal Consiglio di Stato ma ancora in sella «che è il primo mattoncino Lego per costruire finalmente l'area tanto attesa, si comincia con un lotto di circa sei ettari poi si vedrà, che la start up la deve pagare la Regione, alla quale chiediamo, appena, 900 mila euro. Poi, una volta decollata, la zona franca si autofinanzierà. Saremo la porta attraverso la quale passeranno i traffici tra l'Africa e l'Europa».
Dicono che ora è questione di pochissimo tempo e si materializzeranno i benefici per le imprese: procedure snelle, locazioni agevolate per magazzinaggio, attività industriali, commerciale e servizi, deposito di merci senza soggezione ai dazi all'importazione o ad altri oneri, imposte da versare soltanto quando i beni vengono effettivamente immessi sul mercato, importazioni di materie prime dall'estero con la sospensione momentanea del pagamento dei relativi diritti doganali.
Massidda è scatenato e tutti dicono che il suo prossimo obiettivo sarà Palazzo Bacaredda. Sta presentando una serie di iniziative «perché prima di andare via voglio concludere le cose aperte. Spero soltanto che mi facciano fare il commissario, ho i titoli per farlo, se mi lasciano al mio posto almeno fino a Natale chiuderò tutti i progetti, altrimenti sarà un disastro». Oggi ad esempio, alle 10.30, è prevista un'altra importante operazione, l'ex senatore del Pdl scrive su Facebook: «Grazie alla splendida squadra dell'Autorità portuale potremo inaugurare la passeggiata di Su Siccu, è una piccola opera che voglio regalare alla mia città. In tempi brevissimi (finalmente) verrà inoltre aperto anche il corridoio a mare che parte dal Molo Ichnusa e collegherà il centro di Cagliari al Parco del Molentargius. Opere immediatamente fruibili, fatti concreti».
Ecco, anche l'istituzione della zona franca al porto - spiega - è un fatto concreto, «siamo pronti, possiamo cominciare anche domani, perché abbiamo il Piano operativo, lo abbiamo trasmesso alle Dogane, una volta che queste diranno sì, deve dire sì anche la Regione, che ci deve finanziare. Poi le Dogane avvertono Bruxelles che la zona franca del porto di Cagliari è partita. Tutto qui».
Il documento inviato nei giorni scorsi all'assessorato all'Industria è un «progetto di massima». C'è una relazione tecnica con un'ipotesi progettuale per 6 ettari, i costi di massima - 900 mila euro, «che meriteranno un'analisi più approfondita in sede di progetto preliminare e/o definitivo, a cui va addizionato il costo della sicurezza (45 mila euro) e un 7 per cento dell'importo globale di costi per “somme a disposizione dell'ente appaltante”» - una corografia, tre planimetrie e il prospetto di un fabbricato. «Al fine di rendere immediatamente operativa la zona franca si ritiene opportuno procedere per fasi», sottolinea il Piano, tenendo conto sia delle richieste per insediamenti di attività imprenditoriali, o comunque della ragionevole previsione degli stessi, sia dell'acquisizione dei finanziamenti necessari per la completa o graduale infrastrutturazione dell'intera area, come delimitata col decreto legislativo 75 del 10 marzo 1998».
«Perché soltanto un piano di massima? È ovvio», aggiunge Massidda, «innanzitutto perché le Dogane ci devono dare indirizzi, e non vorremmo offenderle scrivendo già tutto noi. Poi perché se la Regione ci dovesse dare più soldi potremmo ampliare l'area. Ancora: con la crisi mondiale non siamo in grado di valutare adesso tempi di crescita. Ma sono moderatamente ottimista: questa è la volta buona.».
C'è un piccolo problema: Piergiorgio Massidda non è più presidente dell'Authority. Il 26 settembre scorso il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Massimo Deiana, docente di diritto dei Trasporti, contro la sentenza del Tar che dava ragione a Massidda. I giudici amministrativi sostengono «l'illegittimità della designazione di Massidda per la mancanza di un qualsiasi titolo di studio comunque implicante il possesso di competenze anche genericamente raccordabili con la materia». La sentenza è immediatamente esecutiva, ma Massidda non è ancora uscito di scena. «Io sono presidente anche della società Zona franca di Cagliari, e anche quando decadrò dalla presidenza dell'Authority continuerò a occuparmi della zona franca al porto canale, non c'è nessun altro che può prendere in mano la situazione. Soltanto il commissario che arriverà, eventualmente, potrà decidere il contrario. Potrei essere nominato io stesso, ma se fosse un altro gli converrà tenermi. La zona franca, dopo tanti anni, o la faccio partire io con gli amici del Cacip, con i quali stiamo lavorando in perfetta armonia, oppure salterà. Perché servono entrature in Europa, buoni rapporti personali con gli altri protagonisti della partita, una rete che ho intessuto io durante la mia presidenza».
Cristina Cossu