Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Murale cancellato, la rabbia dei cittadini si scatena sul web

Fonte: L'Unione Sarda
30 settembre 2013

La vicenda dell'opera di Sciola

 


“Muro della vergogna”, “palazzo del misfatto”, “festival della noncuranza”.
Su Unionesarda.it, sui social-network e sui blog impazzano i commenti di sdegno. La malinconica vicenda del murale di Sciola cancellato dopo 28 anni dalla facciata di palazzo Pintus, in piazza Repubblica, sta suscitando scalpore, indignazione e rabbia. Gli internauti sono in rivolta, gridano allo scandalo. S'interrogano su eventuali responsabilità e pensano al futuro, a come evitare che quella grande parete ridiventi spoglia e anonima non appena i ponteggi dell'impresa incaricata della ristrutturazione saranno smontati. «Sciola sarà disposto a rifare il murale?» «Condominio e Comune si riscatteranno ingaggiando un altro artista?» «O finirà tutto nel dimenticatoio?». In realtà una prima risposta è già arrivata dalle pagine de L'Unione Sarda. Sciola ha detto di non essere disposto a intervenire nuovamente con il suo celebre pennello su quella parete. Non se la sente. Ma qualcun altro potrebbe raccogliere il suo testimone. È lo stesso artista di San Sperate a suggerire un nome, quello del writer Federico Carta, in arte “Crisa”. I nostri lettori che ne pensano? «Carta è uno street artista, un writer taggatore prima che un muralista e tra la street art e il muralismo c'è differenza», sottolinea da Capoterra Mimmo Di Caterino, «cerchiamo quindi di non travisare le parole di Sciola». «Purtroppo», conclude, «in realtà provinciali come quella cagliaritana tutto è possibile, per cui mi aspetto anche questo, ma mi sembrerebbe un cattivo investimento d'immagine anche per lo stesso Crisa, che in qualche maniera offenderebbe un maestro e si renderebbe complice di questo festival della noncuranza».
«Il sindaco Zedda e l'assessore Frau pensano di potere giustificare (a norma di legge) la perdita del murales di Sciola», recita un altro commento, «mi verrebbe voglia di spiegare a entrambi che un lavoro artistico perso è un lavoro artistico perso che non può essere compensato da nessun altro intervento. Che davanti a uno scandalo del genere un'amministrazione comunale non può lavarsene le mani. È ridicolo parlare d'identità culturale del territorio mentre si bistratta e si offende la voce e il lavoro degli artisti che lo animano e lo abitano».
Paolo Loche