Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il “papa” dei senegalesi

Fonte: L'Unione Sarda
12 settembre 2013


Mansour è la massima autorità religiosa della Tidjiania, corrente dell'Islam
 

Oggi terrà una conferenza su integrazione e crisi
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I caftani colorati tipici della festa, lo sguardo fisso sul tabellone degli arrivi. Nel piano sopraelevato dell'aeroporto di Elmas una limousine bianca attende il volo da Bergamo. Oumar Foutihou Dia è impaziente: «È un grande giorno per noi». Si aprono le porte scorrevoli, sono in venti, tutti senegalesi, ad andare incontro a Serigne M'Baye Sy Mansour. Lui, scuro come l'ebano, occhi grigi e aria assorta, è scortato dal suo portavoce e da tre cantanti religiosi: «Tornare a Cagliari è un grande piacere. È una bellissima città, si sta bene. Ci abiterei anche».
È la massima autorità religiosa della Tidjiania, una corrente dell'Islam che ha radici profonde nei paesi dell'Africa occidentale. Ha la fama di essere un uomo incorruttibile: «Dice sempre la verità». Abbozza un sorriso, poi contrae la fronte e pensa alla Siria: «La religione non c'entra niente. È sempre la politica che fa la guerra», sentenzia con flemma, in francese.
Il comitato di accoglienza cittadino si è dato da fare per organizzare la visita nel capoluogo. Cagliari è solo una tappa del tour annuale di questo Papa nero che va in giro per il mondo a predicare la pace. «C'è tranquillità in Sardegna, qui mi rilasso». Poi ammonisce: «Prima di dire Tidjiania bisogna dire musulmani».
ALONE DI MISTERO Ha un'aria austera e un alone di mistero che cattura. Serigne, avvolto da una lunga tunica color terra bruciata, ha gli occhiali e un copricapo celestino. È sposato, nessuno rivela la sua età, a occhio e croce viaggia tra i cinquanta e i sessanta. «In Senegal non festeggiamo i compleanni come fate voi», spiega Oumar. «Non so quanti anni abbia, così come non so quanti ne ha mio fratello».
SPOSTAMENTI IN LIMOUSINE Ibusakhou, il portavoce sta sempre al suo fianco. Anche sulla limousine noleggiata che lo porta nell'albergo in cui alloggerà sino a venerdì. «È un regalo che gli ho voluto fare. L'anno scorso ha fatto una preghiera per me. Si è avverata, questo è il mio ringraziamento», confessa Oumar.
Sono appena passate le dieci, all'Hotel Setar sono tutti indaffarati. Al pranzo manca ancora un po', ma il menù è deciso da tempo. In tavola solo ricette tipiche della cucina senegalese. Come primo c'è il Lakh, un piatto a base di miglio, bollito nel latte zuccherato e poi servito con lo yogurt. A seguire carne di bue o manzo. E per dolce le frittelle dei giorni di festa. «Abbiamo fatto la colletta», spiega Diop Mamadou, vicepresidente dell'Associazione senegalese e capo della comunità Tidjiania di Cagliari. «Serigne è un uomo saggio. Ci invita alla pace e a essere buoni fratelli».
OGGI LA CONFERENZA Quando arriva in albergo prende il caffè, poi raduna i fedeli. «Sono molto contento, quello che ho lasciato l'anno scorso è migliorato», dice in francese. «Se vi chiedessi come state, nessuno mi direbbe tutto a posto. Ringraziamo Dio almeno per la salute». Poi va nella sua stanza a riposare. Oggi sarà una giornata intensa. Alle 16 centinaia di senegalesi e non solo arriveranno da tutta la Sardegna per partecipare alla conferenza “L'integrazione dei fedeli musulmani nella società occidentale e i danni arrecati dalla crisi mondiale”.
Sara Marci

 

 

 


Il credo
 

In Senegal è la religione della metà degli abitanti
 

Le radici sono profonde, partono dal Marocco e si estendono in Nigeria, Senegal, Mauritania, Mali, Costa D'Avorio e con numeri minori anche in Europa. Francia e Italia si contendono il podio. Fu Abu al Abbas Ahmed at Tijani, sceicco algerino, a dar vita nel 1782 alla Tidjaniyah: una confraternita musulmana che fa dell'insegnamento pacifico dell'Islam il suo scopo. Predica la solidarietà e la fratellanza attenendosi strettamente ai precetti del Corano. Una realtà relativamente piccola ma molto attiva anche a Cagliari. «In città ci sono circa quattrocento fedeli, in tutta la Sardegna ottocento», racconta Diop Mamadou, vicepresidente dell'Associazione senegalese e capo della comunità Tidjana del capoluogo. In Senegal i seguaci del credo sono il cinquanta per cento della popolazione. In alcuni paesi arabi l'adesione sfiora picchi del sessanta. (sa. ma.)