Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Storia di famiglia tra Laconi e Cagliari

Fonte: L'Unione Sarda
5 settembre 2013

L'immobile tra via Lamarmora e via dei Genovesi fu ricostruito da Gaetano Cima nel 1830

 


Oggi è un “vuoto urbano”, ma il palazzo Aymerich deve essere stato una meraviglia. Come riportano numerosi documenti, e il sito araldicasardegna.org, sorgeva su un substrato di origine medievale, che inglobava più strutture abitative. Aveva il suo lato nobile nell'ala rivolta verso via Lamarmora, un piano terra e altri due piani, mentre su via Genovesi era costituito da un piano terra e cinque piani. Ristrutturato dall'architetto Gaetano Cima tra il 1830 e 1840, in stile neoclassico, fu fino al 1931 casa del marchese di Laconi (Castelvì e poi Aymerich). Venne venduto alla famiglia Puxeddu e poi distrutto durante la seconda guerra mondiale, dai bombardamenti aerei del 1943. Il sottopassaggio esistente, murato, venne detto Portico Laconi.
Silvia Aymerich scrive la storia dei suoi antenati, pubblicata sul sito del Comune di Laconi. Marchesi di Laconi dal 1769, la famiglia Aymerich, proveniente dalla Catalogna, arrivò in Sardegna nel XIV secolo al seguito dell'Infante Don Alfonso il Benigno.
Don Ignazio III Aymerich y Brancifort fu il primo marchese di Laconi. Nel 1774 fu delegato dei tre Stamenti, «personaggio di notevole fascino, molto amato dalla popolazione, fu acclamato a furor di popolo nuovo viceré (di cui rifiutò l'onore), quando nel 1794, gli insorti cagliaritani cacciarono il viceré Balbiano con tutti i piemontesi ( Sa die de sa Sardigna ). Suo figlio, Don Ignazio V Aymerich y Ripoll, nel 1847 fece parte della delegazione che presentò al re Carlo Alberto la formale richiesta dell'unificazione amministrativa della Sardegna con gli Stati Reali di Terraferma. Di convinzioni liberali e amico del conte Camillo Benso di Cavour, nel maggio 1848, Don Ignazio fu nominato senatore del Regno nel nuovo Parlamento Subalpino a Torino. Si occupò dei gravi problemi economico-sociali dell'Isola, fu esperto di agricoltura e a Laconi incentivò, grazie all'abbondante presenza di gelsi, la produzione della seta allevando i bachi, che venivano alimentati al Palazzo dove gli era stata dedicata una grande stanza definita ancora, riporta Silvia, “Stanza dei bachi da seta”. Importò a Laconi, per primo in Sardegna, le trebbiatrici meccaniche, rivoluzionando il lavoro di trebbiatura che coinvolgeva uomini e animali. Si batté con forza per la costruzione delle ferrovie, fu consigliere comunale e provinciale di Cagliari e autore di trattati dedicati all'agricoltura e ai trasporti dell'Isola (a lui si deve anche la linea di omnibus che collegava Laconi a Cagliari).
Dopo la distruzione del Castello per un incendio, diede inizio alla costruzione del Palazzo di Laconi, commissionato all'architetto Gaetano Cima, e terminato nel 1846. Dopo un lungo soggiorno in Francia, decise di arricchire il nuovo Palazzo, alla stessa stregua dei grandi giardini e parchi che impreziosivano i castelli in quel Paese, impiantando nel bosco che sovrasta il borgo piante preziose e rare di paesi lontani, e creando cascate, viali e fonti. Don Giuseppe Aymerich Asquer ha continuato l'impegno sociale dei suoi antenati all'Università di Cagliari, prima come docente della facoltà di Matematica, poi diventando magnifico rettore per molti anni.