Soddisfatti gli organizzatori: «Vorremmo replicare l'iniziativa una volta al mese»
Quindicimila persone alla manifestazione di mercoledì sera
Fare i turisti nella propria città, vedere le facciate degli edifici e i vicoli bui con occhi diversi, scoprire piccole storie che non si trovano sui libri, affacciarsi negli androni splendidi dei palazzi nobili, ascoltare poesie e musiche, curiosare tra botteghe e gallerie, mangiare e bere “a tema”, con menu studiati ad hoc e a prezzi contenuti.
Che Castello sia un quartiere bellissimo lo sappiamo tutti, cagliaritani e forestieri, che possa diventare un mini sistema economico produttore di reddito, tra spazi espositivi, eventi e imprenditori in rete, è un obiettivo al quale puntare. Ancora di più dopo il successo della terza edizione della manifestazione organizzata dall'associazione Castellumcastri, mercoledì sera, bilancio provvisorio: quindicimila persone a zonzo, dalla porta dei Leoni a piazza Indipendenza, dal Bastione a via del Fossario, su e giù dalla Cattedrale a piazza Carlo Alberto, lungo via Università, via Santa Croce, via Canelles, via Lamarmora, via Genovesi, via Santa Croce e sotto le torri.
Deus ex machina dell'evento è Rita Piredda, stilista e insegnante. Nonna (Chicchina) sarta delle signore del rione nel secolo scorso, mamma (Angela) dipendente della Turineis, prima sartoria femminile in via Garibaldi, sorelle (Patrizia e Paola) consocie nella nota ditta familiare. «Sono nata e vissuta a Castello fino a pochi anni fa», dice Rita, «ma ho sempre un legame speciale con queste mura e la gente. Il mio sogno è di replicare l'iniziativa con maggiore frequenza, non soltanto una volta l'anno, magari ogni mese, chiudendo al traffico e facendo pagare un biglietto d'ingresso. Niente più contributi e patrocini, ma un “quartiere-museo” e per lo svago, capace di sostenersi e di guadagnare».
L'altra sera è stato anticipato l'orario della ztl da mezzanotte alle otto e secondo un calcolo approssimativo, dalle porte principali sono entrate quindicimila persone, a queste bisogna aggiungere quelle che hanno parcheggiato in via Cammino nuovo e chi è salito dall'ascensore e dalle scalette Santa Chiara. Un successo. Anche perché hanno aderito con entusiasmo anche dodici tra ristoranti e bar e ventidue attività artigianali, diciannove di residenti e tre ospitate negli atri delle dimore patrizie che i proprietari hanno gentilmente messo a disposizione. Dietro c'è un grande lavoro di “tessitura”, i risultato «va perfezionato», spiega Rita Piredda, «ma siamo comunque molto soddisfatti».
Ogni mezz'ora partivano i tour guidati sull'architettura e gli aneddoti, percorsi partecipatissimi, pillole di lezioni e racconti di fantasmi e decapitazioni, realizzati grazie alla collaborazione delle associazioni culturali L'Isola che vorrei, Orientare e Itzokor; gli stendardi dei Sanjust, degli Aymerich, dei Carroz, dei De Magistris, degli Amat, degli Asquer, sventolavano appesi ai balconi, i “cavalieri dell'antica locanda” rievocavano il Medioevo del 1300 con i costumi d'epoca e le dame al seguito, gli Scruzzonis di Siurgus Donigala, con le maschere e i campanacci, rappresentavano il nemico invasore. Sul palco del teatro mobile del De Candia (B-One) ha cantato a lungo la Corale di Santa Cecilia, nella terrazza accanto al Caffè dell'arte scrittori e attori che leggevano, al teatro civico la rassegna di cinema argentino, tavoli dei locali pieni, proposte enogastronomiche in sintonia con la serata. Peccato soltanto per le troppe pareti imbrattate da writers da strapazzo e un'illuminazione pubblica che ha bisogno urgente di manutenzione. (cr. co.)