Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Storia delle saline, dei Fenici e degli asini

Fonte: L'Unione Sarda
4 dicembre 2008

L'oro bianco e il quartiere La Palma



La piccola storia delle saline cagliaritane è interessante quanto quella della città stessa per l'importanza del sale fin dall'antichità come merce di scambio e come prodotto necessario alla conservazione di carne e pesce.
Già i fenici, a partire dal X secolo a.C, poi i cartaginesi, pensarono di sfruttare le calme acque delle lagune cagliaritane creando bacini artificiali con palizzate per favorire l'evaporazione del sale e raccogliere il prodotto depositato.
Dal terzo secolo a.C. i romani incrementarono notevolmente la produzione del minerale, forse grazie all'impiego di schiavi. Poi, in periodo giudicale, ci fu un nuovo impulso alle saline a opera dei Vittorini di Marsiglia, esperti salinieri che organizzarono l'estrazione con tecniche all'avanguardia, riuscendo ad ottenere forti rendite dall'attività.
In seguito pisani e aragonesi migliorarono ancora i sistemi di estrazione e, dopo il 1500, gli spagnoli incrementarono ulteriormente la produzione del sale esportandolo in tutte le loro colonie.
Dopo il 1720 con i piemontesi l'attività continuò con i vecchi sistemi fino al 1830, quando si ebbe un incremento produttivo notevole con una lavorazione razionale grazie alla costruzione dello stabilimento della Palma e delle saline artificiali dove lavoravano coattivamente i carcerati del bagno penale di san Bartolomeo. Il sale estratto dai condannati ai lavori forzati, candido e di ottima qualità, veniva sistemato su barconi trascinati verso Su Siccu da asini, anch'essi carichi di prodotto, da cui deriva il nome di Molentargius , attraverso un canale artificiale e maleodorante ottenuto con lo sbarramento del mare con dei pali. Una grande ruota veniva usata per estrarre il sale dalle vasche chiamata dal popolo “S'arrulloni”, nome che ancora oggi indica il quartiere.
La zona di San Bartolomeo, prima degradata e poco frequentata, con la costruzione del bagno penale diventò in breve il centro di un nuovo quartiere con locande, viali alberati, case e terreni coltivati. Una città nella città dove abitavano persone legate all'attività del sale, familiari dei carcerati e dei soldati della guarnigione che vigilava i detenuti. Dopo il 1900 cambiarono i metodi di raccolta del sale con la costruzione di vasche evaporanti dove si immetteva l'acqua pompata dal mare che poi, attraverso saracinesche, giungeva alle vasche salanti dove il prodotto si depositava e veniva raccolto.
SERGIO ATZENI

04/12/2008