L'ANALISI
Si può discutere sul significato da riconoscere al monumentale “campionato” che ogni anno assegna alle province una sorta di oro olimpico. Futile, fuorviante oppure indicativo e attendibile. Qualcosa vorranno pur dire tutti quei dati, visto che abbracciano aspetti molti vari della pratica sportiva, dei personaggi che popolano il pianeta sport, delle relazioni che l'attività ha con l'economia, il turismo, l'ecologia, l'istruzione e la formazione.
L'aspetto gratificante è un'altro. Da un anno e mezzo, Cagliari è sulla bocca degli gli sportivi di tutta Italia. È un caso unico (e vergognoso) di incapacità di trovare una soluzione a un'esigenza, a un'urgenza. La questione stadio è ormai degradata, via via, da problema a paradosso, a telenovela, a pantomima, a barzelletta che non fa ridere nessuno.
E se si pensa che a Cagliari non c'è soltanto lo stadio Sant'Elia che cade letteralmente a pezzi, ma c'è anche un palazzettto superato dai regolamenti delle discipline ospita, una piscina ingestibile, una pista di atletica non agibile eccetera, se si ricorda che lo sport si svolge spesso in deroga, allora è proprio il caso di festeggiare questo nono posto. Un dolce, rigenerante paradosso. ( c.a.m. )