MARINA. La sfida del comitato Rumore no grazie: «Chiudano entro le 22»
Le rilevazioni sono durate mesi. Un perito del tribunale ha certificato che in buona parte delle strade di Marina e Stampace il limite di 50 decibel imposto dalla legge - dalle 22 alle 6 - viene superato ogni notte. E così gli abitanti sono passati a quel contrattacco che avevano annunciato da tempo: la guerra legale ai locali notturni. Il comitato "Rumore no grazie" ne ha individuato undici, tra piazza Savoia, piazza Dettori e le scalette di Santa Teresa, e ha deciso di trascinarli in giudizio. «La prima udienza sarà il 29 agosto», racconta Marco Marini, ex assessore regionale al Turismo negli anni Novanta e ora capofila di una crociata che, spiega, «è solo una battaglia per la legalità».
DIFFIDA AL COMUNE Qualche giorno fa l'avvocato a cui si è rivolto il gruppo di residenti ha anche notificato una diffida al sindaco e al prefetto. Il rumore notturno supera abbondantemente il livello consentito dalle leggi e dai piani comunali. Dunque gli amministratori dovrebbero intervenire. «Se non lo faranno, imponendo di rispettare i limiti o chiudendo i locali dopo le 22, chiederemo la nomina di un commissario ad acta». Marini dice che «non è un semplice giochino tra baristi e residenti», come qualcuno potrebbe pensare, «ma è una questione di salute. Il rumore uccide. Se il sindaco non prenderà provvedimenti entro l'inizio di settembre, ci rivolgeremo un'altra volta ai giudici per ottenere il rispetto delle leggi».
LA LETTERA Nei dintorni della Marina, specialmente d'estate, ci sia addormenta grazie ai sonniferi. «Una pratica sempre più in uso», è scritto nella lettera che il comitato ha inviato qualche giorno fa al sindaco Massimo Zedda. Sabato scorso Marini (che ha anche chiesto da tempo un incontro al primo cittadino: «Non ho mai ricevuto una risposta», dice) ha portato a termine dei rilievi, messi nero su bianco nel documenti. I risultati, tra le 23 e le 24, sono decisamente superiori ai 50 decibel: «70-75 in piazzetta Savoia, via Dettori e nelle scalette Santa Teresa, 91,2 decibel in via Porcile, 83,6 in piazza Yenne, 96,5 decibel in corso Vittorio Emanuele. I livelli di rumori registrati sono stati mediamente superiori di 10 volte a quelli massimi previsti nel Piano di zonizzazione acustica e di 13 volte circa a quelli indicati come accettabili dall'Organizzazione mondiale della Sanità nel 2009».
«NON C'È RITORNO ECONOMICO» È sbagliata pure l'equazione movida-affari-turisti: «Questo è solo rumore, qui nessuno è contro i locali: vogliamo solo che si rispettino le regole e poter dormire. Lo dico da ex assessore al Turismo: i club notturni non devono essere riuniti in un solo quartiere. Poi non è vero che portano guadagni e occupazione. I pubblici esercizi di questo tipo sono in crisi come gli altri. Semplicemente, si stanno concentrando tutti alla Marina. Questo di certo non porterà il centro storico a ripopolarsi. Anzi: l'effetto ottenuto sarà proprio il contrario».
Michele Ruffi
L'INCOMPIUTA. A marzo la Giunta stanziò 500 mila euro per aumentare i controlli nel centro storico
E il presidio dei vigili resta una promessa
Ieri notte sulla terrazza del Bastione la musica ha rimbombato fino alle tre, orario in cui molti locali di Castello e Marina erano ancora aperti e pieni di clienti, nonostante l'ordinanza firmata dal sindaco per Ferragosto consentisse l'ultimo sgarro giovedì, con la chiusura posticipata all'una. Non è intervenuto nessuno, nonostante a marzo la Giunta comunale avesse annunciato «l'attivazione del servizio mobile di Polizia municipale nei quartieri cittadini e l'attivazione del presidio fisso alla Marina», servizi ideati proprio per dare un controllo alla movida e assecondare le richieste degli abitanti del centro storico.
Per il progetto, che prevedeva anche la «sperimentazione del vigile di quartiere a Villanova», la delibera 26 del 2013 stanziava 500mila euro, destinati in realtà «all'incentivazione del personale» di tutti i settori del Comune. Agli agenti del Corpo di polizia municipale sarebbero andati 30mila euro per ogni nuovo servizio. Tutto però è rimasto sulla carta: Villanova non ha ancora conosciuto il vigile di quartiere, il posto fisso di polizia è sempre un miraggio alla Marina mentre il servizio mobile dedicato ai quartieri cittadini non è decollato. Gli abitanti chiedono da tempo un presidio fisso nel centro storico: durante la Giunta Floris venne ipotizzata la riapertura della stazione dei vigili a Castello (in via Università) ma poi il progetto venne accantonato. L'idea è stata poi allargata agli altri rioni - Marina e Villanova in particolare - con l'arrivo dell'esecutivo Zedda.
Dopo la delibera di Giunta, proposta dall'ex assessore Luisa Sassu, non sono seguiti atti concreti da parte degli uffici comunali. I soldi stanziati dalla Giunta sarebbero serviti a premiare con dei bonus economici gli obiettivi indicati dall'amministrazione, che sarebbero stati pagati «all'effettivo raggiungimento dei risultati previsti». Ma del progetto non c'è ancora traccia. Non ha sicuramente aiutato il clima che negli ultimi mesi ha portato buona parte dei vigili urbani a clamorose proteste, come la manifestazione e il volantinaggio sotto il Consiglio comunale e lo “sciopero delle divise”, che continua ancora oggi.
A fine luglio il sindaco annunciò l'inaugurazione del servizio di lavanderia per le divise degli agenti, che da mesi sono costretti a pagare tutto di tasca propria. Il termine dello stato di agitazione sembrava vicino, ma pochi giorni dopo i sindacati hanno scoperto che il nuovo servizio finanziato dal Comune comprende solo il rimborso del lavaggio dei pantaloni. Giacche e camicie? Dovranno essere lavate a casa. Ecco perché in questi giorni molti uomini della polizia municipale continuano a lavorare con le pettorine gialle e si spostano (visto il divieto di utilizzare le auto di servizio senza divisa) in autobus. Tutti gli agenti che hanno aderito alla protesta sono al centro di un procedimento disciplinare. (m.r.)