Bastascio Cagliaritano
13 Agosto 2013 ore 10:48
Un tuffo nelle memorie di Gianluca Medas, trenta storie (vere) in una Cagliari che non c'è più. Oggi andiamo al mare
redazione cagliaripad,
redazione@cagliaripad.it
Al mare, al Poetto si andava a piedi. Una lunga camminata da Is Mirrionis, fino al quartiere del sole, per poi passare su tavole sistemate tra gli argini delle saline e tagliare diritti. Oppure si viaggiava attaccati al tram tenendosi alle protezioni esterne dei cavi che collegavano alla corrente, facendo le corna alla gente in auto che ci suonava. I Baretti allora non c’erano, neppure i venditori di ricci, in compenso però c’erano le dune di sabbia e i casotti, e la sabbia era bianca. In acqua se si scavava, tra la sabbia si potevano trovare vongole, cannolicchi e piccoli granchietti.
A Marina Piccola, c’erano ancora le villette, proprio in riva al mare, e tra le rocce sistemante li davanti con un coltellino si potevano togliere grandi patelle.
Io mi svagavo con poco, perché poco bastava per divertirci. Eravamo una banda di diavolacci . Rubavamo gli asciugamani incustoditi e legandoceli al collo come un mantello, fingendo di essere dei superman ci gettavamo in acqua gridando “Via, più veloci della luce”.
In quel tempo, ci sedevamo sulla battigia. Assieme a pochi amici, ci eravamo organizzati, preparando delle palette con dei numeri scritti. Quando passavano le ragazze le sollevavamo, per votare la bellezza. Il gioco è finito quando una di queste pivelle si è arrabbiata e ci ha mandato il fidanzato e questo si è portato dietro il suo seguito di amici. A momenti ci scappava una scazzottata e tutto questo per un sei e due cinque … eh! non aveva manco tette, mica era colpa nostra.
Comunque non l’abbiamo fatto più. Si stava bene però , e ci divertivamo, e quel divertimento era senza spese, perché il mare era di tutti. Tutto era di tutti, eccetto gli stabilimenti, murati fino al mare per impedire il passaggio dei portoghesi .
Era diverso allora il tempo del mare, perfino il sole era diverso, non era velenoso come è oggi, e devo dire che allora non mi sono mai bruciato. Cominciavamo a Giugno, il primo di giugno e terminavamo a settembre, senza mai mancare un giorno Se uno voleva un gelato o una bibita poteva trovarlo in qualche baracca abusiva, mi sembra alla settima fermata. Per quelle cose però si dovevano avere i soldini, ma noi di pilla in tasca non ne avevamo quasi mai. A dire il vero, io qualche soldino lo avevo
Ero diventato un campione nello sfilare monetine dalle tasche esterne della giacca di mio padre, mentre riposava dopo pranzo. Quelle monetine erano il mio bottino personale. Il mio capitale, per acquistare figurine o giornalini o biglie per giocare a furrisca. Allora di baretti, stabilimenti, parcheggi, sdrai, ombrelloni, pareo, bermuda, protezioni solari, non se ne parlava, eppure ci si divertiva lo stesso.
Il Poetto era veramente della gente e noi ci sentivamo i signori della spiaggia …. che partite di calcio interminabili, che nuotate, che tuffi dalla torre aragonese, che sfranellamenti sotto i casotti, in mezzo alla sabbia umida … e la notte? La luna circondata da milioni di stelle, e il bagno nella buia calda acqua estiva …Beh!
Non è stata più così la notte del Poetto. Tutti quei Baretti, un caffè uno e cinquanta, una aranciata quattro euro, tutti quegli stabilimenti, sdrai, ombrelloni colorati, piantati ad occupare la spiaggia, tutti quei finti venditori di ricci lungo il litorale, in realtà veri ristoratori abusivi, tutti quei ragazzi e ragazze, tutti quei finti ragazzi e finte ragazze, con un sacco di soldi da spendere e la notte da buttare via. Mille cellulari accesi, la tv che urla canzonette, o il piano bar, o il karaoke, o il vociare sguaiato, le mille luci per cancellare il buio in riva al mare.
No, non è più il mio Poetto, non è più il mio divertimento …. il mio spasso era fatto di gioco, di mistero, di amicizia. Ed era gratis.