L’ipotesi del sottosegretario Baretta: entro agosto azzerata la rata di giugno Il Pdl rilancia l’abolizione totale. Il Pd replica: diteci dove troviamo le coperture
di Vindice Lecis wROMA
Letta conferma che sull’Imu si deciderà a fine mese e non nel prossimo Consiglio dei ministri del 23 agosto. Ma le polemiche, le illazioni e le fibrillazioni non si attenuano. Il ministro della Pubblica amministrazione Giampiero D’Alia (Udc, Scelta civica) ha insistito con toni diversi da quelli usati dal suo leader Monti: l’Imu, ha detto, è «una tassa che va eliminata, soprattutto nei confronti del ceto medio, che oggi si trova in una condizione di prelievo fiscale insopportabile». La nascita del governo, ha spiegato, è legata a un «accordo politico sull’Imu che va rispettato. Letta ha detto parole chiare in Parlamento». Parole chiare utilizza il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta (Pd). «Si può tranquillamente dire che, se il governo durerà, la rata Imu di settembre non verrà pagata e, da dicembre, l’ipotesi è di avere una nuova tassa che si chiamerà diversamente». Baretta risponde al Pdl e alla sua campagna dai toni ultimativi e rivela anche il profilo che assumerà la nuova tassa. «Questa è la proposta che stiamo preparando: si pensa a una nuova service-tax che però dovrebbe essere più bassa della somma delle imposte che sostituirà. Per questo l’idea è di stanziare almeno due miliardi di euro per aiutare i Comuni». Alla base dovrebbe esserci una «maggiore autonomia fiscale ai Comuni». Baretta è anche convinto che il governo «non cadrà sull’Imu, sarebbe un errore gravissimo farlo cadere su questioni economiche su cui l’emergenza è evidente». Il sottosegretario sfida così il Pdl: «sulle coperture si smetta lo scaricabarile sul ministero dell’Economia. Ognuno dica con chiarezza dove si trovano le risorse. C’è qualcuno che pensa che pur di togliere l’Imu a tutti, e per sempre, si possono aumentare ancora le tasse? O la benzina? Lo si dica chiaramente, senza nascondersi dietro gli slogan». Dalle parti del Pdl la pressione sul premier Letta e sul governo (di cui fa parte) è proseguita pur con interventi dai toni diversi. Renato Brunetta ha chiesto a Saccomanni che «anzichè fare proposte e dossier dovrebbe semplicemente convocare la cabina di regia appositamente creata», augurandosi che il governo «non arrivi con una proposta prendere o lasciare prima del 31 agosto». Daniela Santanché ha invece toni più ultimativi: «O il governo dà una speranza agli italiani che la ripresa è possibile e lo fa tenendo fede alle promesse, eliminazione dell'Imu inclusa, oppure che senso ha proseguire stancamente l'esperienza delle larghe intese»? Maurizio Gasparri se la prende invece con «i professionisti delle tasse» annidati a suo dire nel Pd. L’ex ministro Prestigiacomo definisce invece la vicenda Imu come una questione non negoziabile, «un punto dirimente», per chiederne l’abolizione pura e semplice. Anche la Lega fa sentire la propria voce con l’ex ministro Calderoli che propone l’abolizione dell’Imu «subito e per tutti» perché «anticostituzionale». Interviene anche Beppe Grillo: via subito la tassa. La replica del Pd è affidata a Matteo Colaninno, responsabile economico del partito. «La pochezza del dibattito sull'Imu inquina gli importanti interventi economici attuati dal governo Letta e dal Parlamento, ed è determinato da motivazioni del tutto strumentali non degne di un grande paese industriale quale è l'Italia. Sull'Imu bisogna trovare un punto di mediazione equilibrato ed equo». Il deputato Antonio Misiani risponde direttamente agli esponenti di Pdl e Lega: «Sull'Imu la destra, a forza di alzare i toni, ha oltrepassato la soglia del ridicolo. Ci è toccato ascoltare Calderoli proclamare niente di meno che l'incostituzionalità della tassazione della prima casa. Lo stesso Calderoli che il 22 luglio 2008, di fronte alla bicamerale sul federalismo, aveva definito un errore la cancellazione dell'Ici sulla prima casa. Poi Gasparri ha lanciato una intemerata contro i presunti professionisti delle tasse del Pd, dimenticandosi di aver difeso a spada tratta nell'agosto 2011 la manovra del governo Berlusconi che ha portato ai massimi storici la pressione fiscale».