La storia di un campo di calcio a Mulino Becciu
Cagliari, quartiere di Mulinu Becciu, via Sulcis: dopo una breve salita sulla destra della strada si affaccia un campo di calcio come tanti. Non ha spogliatoi, mancano le gradinate per i tifosi, di impianto di illuminazione neanche a parlarne. È il campo dell'oratorio San Massimiliano Kolbe. Dove giocano 120 ragazzi con un sogno: una squadra di Seconda categoria.
Le difficoltà non mancano, ma sport ed oratorio continuano ad essere, anche nel nuovo millennio, essenziali strumenti di aggregazione. Ne è convinto Padre Carlo Follesa. «La nostra scuola di calcio è di buon livello: la gestiscono istruttori con il patentino della Figc, però le iscrizioni sono a prezzi stracciati e, se qualcuno non ce la fa, naturalmente può venire gratis».
Qual è la storia di questo campo in terra battuta? Don Carlo ricorda come se fosse ieri. «Esiste dal 1974. La parrocchia di San Massimiliano Kolbe domandò al Comune di Cagliari il permesso di ripulire un'area coperta da erbacce. Il campo, una volta del Comune, attualmente è di proprietà della Provincia, che l'ha affidato in gestione all'oratorio intitolato a San Massimiliano Kolbe».
A vederlo, sembrerebbe un campo come tanti. Ma senza spogliatoi e gradinate per i tifosi non si può giocare. Il parroco spiega. «Ci si aggiusta. I giocatori delle due squadre si cambiano all'oratorio, ma l'assenza di una rete di recinzione non permette di ospitare pubblico». Lo stesso Don Carlo precisa. «Il campo è stato omologato dalla Figc. Ma, proprio a causa dei suoi difetti, è abilitato solo per ospitare partite del settore giovanile, juniores e Terza categoria».
E, regolamento alla mano, la mancanza di spogliatoi potrebbe portare al fatto che un arbitro, decida di non fare disputare le partite. Il prete sorride. «In teoria si, ma dal 1974, non è ancora successo. Però abbiamo dovuto rinunciare alla Seconda categoria perché l'autorizzazione della Federcalcio è arrivata solo per giovanili e Terza». E in passato? «Sino al 2005», spiega Don Carlo «avevamo anche la squadra di Seconda ma giocavamo le partite chiedendo ospitalità agli altri campi di Cagliari». Quali sono le prospettive? «La Provincia», spiega il parroco «ci è venuta incontro ristrutturando il campo qualche anno fa. Ci piacerebbe che ora mettesse nuovi fondi per spogliatoi, una rete divisoria per il pubblico e, molto importante, un impianto di illuminazione. Io garantisco molti volontari pronti a lavorare per la manodopera e la successiva manutenzione». Perché nell'era dei videogiochi, c'è ancora chi culla un sogno: giocare un campionato di Seconda categoria.
ROBERTO SANNA
03/12/2008