Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Intrecci di tradizione e trame della storia una rivoluzione nell’arte sarda del ‘900

Fonte: Sardegna Quotidiano
5 agosto 2013

 LA MOSTRA

 

L’artista non deve spiegare ». È quello che scrive Maria Lai in uno dei libri cuciti esposti alla mostra “Quando l’idea incontra il gesto - Arte e artigianato artistico in Sardegna”, visitabile al Ghetto fino al 29 settembre. Una rassegna dedicata alla tradizione del Novecento sardo, ma anche alla figura dell’artista ogliastrina da poco scomparsa. Ed è proprio della stessa Lai la prima delle opere che si presenta agli occhi dei visitatori: “Il paradiso dei bambini ”, un connubio tra semplicità e raffinatezza, estrosità e dettaglio, che rende uniche le sue sculture di pane. Questa mostra è così: un percorso formato dal confronto tra le opere di 27 artisti. Nomi che in Sardegna vogliono dire tanto, come Costantino Nivola, Francesco Ciusa, Piero Zedde, Eugenio Tavolara. Tutti uniti dalle trame metaforiche del patrimonio sardo, concretate in un percorso visivo che lo spettatore può seguire stanza per stanza. L’importanza dell’allestimento, - che gioca con fili, frammenti di specchi, terra - amalgama le differenti tipologie artistiche esposte. In particolare, possiamo distinguere tre sezioni: Terra e acqua, Trame e orditi, Fili e storie. Nella prima, alle già citate sculture di pane della Lai e ai pani cerimoniali, si uniscono sculture di Ciusa e Nivola, e le “Brocche parlanti” di Francesco Farci, creazioni in terracotta in cui si possono riconoscere le attività tipiche della nostra terra, fotografate attraverso l’aspetto antropomorfico della ceramica, e disposte in un’interazione dialogata che vede fronteggiarsi la serie delle brocche-uomo a quella delle brocche-donna. Un accostamento, quello tra la morbidezza del pane e la durezza della ceramica, che recupera, ancora una volta, gli insegnamenti della scultrice di Ulassai: «La scultura deve diventare come pane che lievita ». Anche le altre due sezioni vedono una forte presenza dell’artista ogliastrina grazie all’esposizione di due dei suoi telai. Strumenti svuotati della loro praticità, che recuperano la poesia o attaverso le tenui tonalità cromatiche, come nel caso di “Telaio del mattino”, o attraverso il recupero di materiali di riciclo, cucchiaini in plastica, forchettine, legnetti da gelato, che si uniscono a costituire il “Telaio”. Ma ancora, la leggerezza delle stoffe si sposa con la rigidità dei materiali organici nel caso dei “Cuscini” di Antonello Ottonello, che recupera gusto della teatralità e sensibilità ecologista; o i “Mukkadores ” di Piero Zedde, dove la tradizione degli antichi fazzoletti sardi dona il nome agli arazzi in lana, cotone, oro, rame e spago. Pochi esempi che non rendono giustizia alla sessantina di opere esposte, tra tappeti, sculture, abiti, e altro. Tutto da assaporare con l’aiuto dei pannelli esplicativi. «È una mostra fruibile su molteplici livelli, che ha rigore scientifico, e che può essere apprezzata dai conoscitori della storia dell’arte e delle tradizioni artigianali, ma anche dal grande pubblico» dice la curatrice, Simona Campus. E proprio per venire incontro al grande pubblico, l’esposi - zione si apre anche ad alcune serate interattive. Sulla scia delle Notti colorate del Comune, e dopo il successo riscosso dalla prima delle serate a tema della rassegna (quella di giovedì scorso, dove è stata mostrata ai visitatori la preparazione dei pani cerimoniali), il 22 agosto l’attrice Chiara Balsini farà visitare la mostra attraverso un percorso sensoriale. Il giovedì successivo, invece, si potrà direttamente osservare la tecnica di Salvatore Farci nella lavorazione della ceramica. Carola L. Farci