I commenti dei turisti sul lungomare cagliaritano
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L'aspetto non inganna, capelli biondi tendenti al bianco e un tripudio di lentiggini mezzo nascoste dal rosso del troppo sole. «Il Poetto senza chioschi non è estate»: George Scott, lo dice a metà tra un italiano sgangherato e un inglese americanizzato. Passeggia lungo l'arenile con la sacca da mare e la moglie a braccetto. «Veniamo a Cagliari da anni, ogni volta è sempre peggio. Avete un gioiello, dovreste occuparvene con più cura. Questa spiaggia merita rispetto». Emma, una signorona di un metro e settantasei annuisce.
Maria Pala, occhiali da sole rosa shocking e copricostume blu con stampa floreale, è una sarda trapiantata a Milano. «Vengo al Poetto da sempre, quando c'era la Giunta Floris era tutta un'altra cosa. Adesso è cambiato in peggio».
La sorella Giovanna, nata in Brianza, ma da due anni tornata a Cagliari, concorda. «Dispiace che il litorale e la spiaggia siano così abbandonati. Potenzialmente è un gioiello, peccato non che gli venga dato il giusto valore». Maria interviene: «A Rimini il mare fa schifo, eppure la spiaggia è sempre piena. Qui non c'è nemmeno un albergo». Nel calderone finiscono anche i prezzi proibitivi per raggiungere l'Isola. «Ho pagato 400 euro sola andata Milano-Cagliari, e le tariffe della nave non sono da meno. Sono prezzi eccessivi, ecco perché i turisti vanno in Grecia».
Paul, 47 anni, francese arrivato dalla Bretagna, dopo quattro ore di sole, si avvicina al camper dove lo attende il resto della ciurma, moglie e tre figli tra i due e i dieci anni. «Poetto Is beautiful!!!», il Poetto è meraviglioso, ma lui non ha conosciuto la sabbia bianca, e nemmeno gli anni d'oro in cui la spiaggia dei centomila riuniva famiglie intere dalla mattina alla sera. Coi tornei di carte, le bocce e i casotti colorati. Un'altra Cagliari.
Sa. Ma.