Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Poetto, tornano i baretti: «Era ora»

Fonte: L'Unione Sarda
5 agosto 2013


Gigi Lampis, proprietario della Dolce Vita: «Il danno economico è calcolabile, quello d'immagine no»
 

Per i bagnanti una liberazione: servivano chilometri per un caffè
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Arriva dalla spiaggia accaldata: «Finalmente, sono troppo felice che abbiate riaperto». Lo scirocco bollente si fa sentire, Francesca Delogu, 37 anni, di Quartucciu, si avvicina al chiosco col sorriso sulle labbra. «Lo scorso fine settimana ho dovuto fare chilometri a piedi per prendere il caffè. Il Poetto non poteva restare senza baretti», commenta davanti alla vetrina dove fanno bella mostra panini e tramezzini. Fabio Caria, dipendente e nipote del titolare, è dietro la cassa del Miraggio, uno dei sette chioschi appena riapparsi al Poetto. «Meglio tardi che mai», commenta con diplomazia mentre prepara un cappuccino. «Stiamo ingranando adesso, non c'è ancora tanto movimento, il troppo mesi senza servizi ci ha fatto perdere molti clienti, spero che migliori».
LA SPIAGGIA SI RIANIMA Tre agosto, sabato rovente, il Poetto prova a recuperare il tempo perso a stagione ormai inoltrata. Le casette colorate, montate, smantellate, rimontate e poi di nuovo smontate da qualche giorno sono ricomparse sul litorale cagliaritano. I bagnanti gioiscono, i turisti sospirano. Giorgia Monni, trent'anni, di Pula, consuma al bancone. «Era ora, sono contentissima. Certo, avrebbero dovuto riaprirli prima». Davanti all'Ospedale Marino, spicca il giallo-arancio della Dolce Vita, peccato per il rudere dell'ex Marino ormai parte integrante del paesaggio. «È stato un disservizio inconcepibile e un danno notevole per l'immagine della città», polemizza Antonio Picciau, 46 anni, di Monserrato. «Vengo qui da sempre, quando il chiosco è stato bloccato mi sono organizzato, andando al bar dell'ospedale». Gigi Lampis, il titolare, è indaffarato. «Quando hanno chiuso la mia attività hanno chiuso anche la mia vita», racconta tra una chiacchiera e l'altra con gli habitué che si congratulano per la riapertura. «Vengo qua giorno e notte da vent'anni. Il danno economico si può quantificare, 15 mila euro per rimontare la struttura, quello all'immagine non si misura in cifre». Dietro il bancone tre dipendenti, oltre lui. «Ora si lavora per ripagare le operazioni di rimontaggio. Spero che agosto e settembre bastino per rifarmi dei mancati incassi».
STAGIONE TRIBOLATA Un giovane dal fisico atletico, cappellino e occhiali da sole, si dirige verso la spiaggia: «È una vergogna che il Poetto sia rimasto mezza stagione senza servizi. Se ci fosse stata la volontà di risolvere il problema, avrebbero fatto aprire prima, bastava trovare soluzioni diverse». Qualche metro più avanti ci sono i profili azzurri su sfondo bianco dell'Aramacao. I tavolini sono vuoti. Pierluigi Atzori, il proprietario, è arrabbiato. «Ormai la stagione è andata», dice rassegnato. «Ieri ho incassato 157 euro e novanta centesimi, tra spese di burocrazia e le operazioni per rimontare il chiosco sono partiti ventimila euro. Ho dovuto chiedere prestiti, ora lavoro per saldare i debiti». Non ha molta voglia di parlare. «Cosa vuole che le dica, per comprare questo chiosco ho venduto la casa. Ci ho investito tutta la mia vita. Per un po' sono andato avanti con i risparmi. Se continua così dovrò vendere un'altra volta la casa, ma me ne andrò in Brasile».
Sara Marci