A Quartu è tutto fermo
Vedi la foto
Comunque vada a finire con gli accordi tra Comune e società per il Sant'Elia, una cosa è certa: ci vorranno mesi, diversi mesi a essere ottimisti. L'assessore ai Lavori pubblici, Luisa Anna Marras, aveva sottolineato: «Sarà un buon risultato se si riuscirà a concludere l'iter entro l'anno». Ma chissà, gli ostacoli sono parecchi. A pochi chilometri di distanza, nella terza città della Sardegna, lo stadio Is Arenas, nonostante sia praticamente smontato, è ancora lì, la main stand, tremila posti circa, non è stata toccata. Certo, i seggiolini sono accatastati, le tribune non ci sono più, però le cause legali - più volte minacciate da una parte e dall'altra - non sono mai partite. Anzi: i legali del Comune di Quartu, Marcello Vignolo e Guido Manca Bitti, hanno fatto sapere di voler evitare richieste di risarcimento danni, «perché sarebbe un bagno di sangue per tutti». Si lavora, lontano dai riflettori, e si tratta in parallelo, perché Is Arenas resti una carta da giocare in extremis. In attesa che il Sant'Elia sia agibile.
Un'estate fa l'appuntamento giornaliero per vedere come veniva tirata su la nuova casa del Cagliari, un'estate dopo quella casa è infestata dai fantasmi. Una risposta di pancia del presidente Cellino che, come aveva costruito così ha smantellato, per dimostrare che Is Arenas era davvero una struttura amovibile. Dopo un anno di guerra restano tante ferite e quella tribuna centrale che guarda il manto erboso ancora perfetto. L'ultimo appiglio per chi ancora crede in un Cagliari di ritorno a Is Arenas. Perché Cellino magari con Contini non prenderà più neanche un caffè, ma quella porta non l'ha ancora chiusa del tutto. Il “miracolo” potrebbe ancora avvenire, con le mosse giuste da parte delle istituzioni. La main stand è ancora lì, l'ultima porta ancora non è chiusa e inseguire un'utopia resta il modo migliore per andare avanti.
Alberto Masu