Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non facciamoci del male, purgatorio per Maninchedda»

Fonte: L'Unione Sarda
31 luglio 2013


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di GIORGIO PISANO
Il sindaco-ragazzino è un vecchio della politica. Quando si è candidato alla guida del Comune di Cagliari (dopo aver battuto alle primarie un mammuth del Pd, Antonello Cabras), aveva alle spalle una lunga esperienza sul campo. Figlio d'arte (suo padre è un ex dirigente del partito comunista), ha militato pure lui nel Pci, abbandonandolo più tardi per passare a Sel. «Tengo a dire però che non sono stato io ad abbandonare il Pci: è il Pci che ha abbandonato tutti noi». Ha rinunciato anche al vitalizio da consigliere regionale: e questo, piaccia o non piaccia, è un gesto che non risulta avere onorevoli precedenti. Trentasette anni, al governo di Cagliari da due, Massimo Zedda ammette d'aver fatto un pensierino sulle Regionali del 2014. «Ma è stato solo un attimo. Avrei vissuto la candidatura come un tradimento del mio ruolo, del mio patto con la città». Gestisce un bilancio di quasi cinquecento milioni di euro.
La raccontano fegatoso.
«Esagerati, semmai appassionato. Ma se ho qualcosa da dire non rinuncio a farlo».
In sella dal 2011: tracce?
«Credo d'aver affrontato la crisi senza togliere alcun servizio al cittadino. Abbiamo fatto scelte radicali tanto che oggi siamo nelle condizioni di poter investire centinaia di migliaia di euro grazie alla lotta agli sprechi».
Che idea s'è fatto dei cagliaritani?
«C'è un livello di correttezza, di onestà diffusa. E dignità».
Però la città è sporca.
«La città non si sporca da sola. Spendiamo milioni di euro per pulizie straordinarie e ci facciamo molta attenzione perché a pagarle sono i contribuenti. Bisognerebbe avere più senso del decoro, certo».
Per esempio?
«Intollerabili le scritte che imbrattano strade e palazzi, intollerabile che qualcuno si diverta a picconare le panchine del Bastione. A parte questo, Cagliari produce rifiuti come se avesse trecentomila abitanti».
Che vuol dire?
«Vuol dire che il 30 per cento dei rifiuti non è roba nostra ma qualcosa che arriva da fuori, insieme alle 180mila persone che ogni giorno entrano in città».
Dica la verità: lei è un soriano sotto copertura.
«No, ma non posso negare d'aver condiviso la visione della Sardegna che aveva Renato Soru».
Festival di Sant'Efisio, un flop da 360mila euro.
«Non direi: abbiamo portato musicisti come Stefano Bollani e il teatro era pieno. Gli altri sette spettacoli non hanno fatto altrettanto: succede, no? Eppoi, un investimento in cultura non può essere valutato contando i biglietti venduti».
Nulla da rimproverarsi?
«Forse ho ecceduto nell'usare il fioretto».
La polemica sullo stadio Sant'Elia.
«Penso ci sia stata molta confusione. Ora col presidente del Cagliari è stata raggiunta un'intesa: ne sono felice. Proprio in questi giorni abbiamo ricevuto dalla società sportiva il pagamento dei canoni arretrati. C'è un'idea chiara, finalmente».
Quale sarebbe?
«Il Comune non è contrario alla creazione di alberghi, negozi, ristoranti, locali notturni. No invece ad abitazioni e centri commerciali».
Con Massimo Cellino è stata antipatia a prima vista.
«Ai giornali ha sempre dichiarato il contrario salvo dire nelle intercettazioni che gli ero decisamente antipatico».
Vigili urbani a protestare sotto il Municipio: imbarazzante per un sindaco di Sel.
«Stiamo risolvendo. Per la prima volta useremo gli incassi delle sanzioni per intervenire a favore dei vigili».
Le risulta un sabotaggio silenzioso contro di lei all'interno del Municipio?
«Semmai il contrario. Se il Comune si ferma o rallenta, è un danno per tutti. Ho un'impressione opposta, grande impegno».
Ente lirico: la scelta del Sovrintendente è stato un diktat. Decido io.
«Ne ha discusso l'intero consiglio di amministrazione. Ovvio che poi qualcuno doveva decidere».
Ma quel passo le è costato una denuncia da parte dei sindacati.
«Lo so. Vedremo come andrà a finire. Il teatro lirico ha sprecato a piene mani risorse pubbliche per troppo tempo. Io ho invece un grande rispetto del danaro pubblico».
Sarò il sindaco del Poetto, disse due anni fa. Il Poetto è un cesso a cielo aperto.
«A gennaio dell'anno prossimo inizieranno i lavori di riqualificazione, non siamo rimasti immobili. La riqualificazione riguarda anche la tutela dell'arenile, la battaglia contro l'erosione».
Cosa c'è dietro la cacciata dell'assessore Sassu?
«È venuto meno, reciprocamente, un rapporto di fiducia. Ci si separa tra coniugi, tra fidanzati, tra soci: non è la fine del mondo».
I rapporti col governatore della Regione.
«Spero siano migliorati. Fino a qualche mese fa Ugo Cappellacci temeva che mi candidassi alle Regionali. Era piuttosto preoccupato perché i sondaggi mi davano vincente: adesso si tranquillizzerà. Mi auguro quindi che in futuro ci sia collaborazione».
Andiamo verso un Cappellacci 2?
«Chiunque diventi presidente, confido sia al mio fianco per ottenere dal governo lo status di città metropolitana. Ci aprirebbe la porta ai finanziamenti europei. Cappellacci di nuovo governatore? Come esponente del centrosinistra mi auguro di no ma debbo anche dire che noi siamo bravissimi nell'aiutare gli avversari».
Chi sarà il candidato del centrosinistra? Ci sono nove nomi in corsa.
«Il decimo. Mi sto occupando molto della città e non sono al corrente di tutto quello che sta accadendo...».
Non sfugga alla domanda.
«Roberto Deriu, il candidato ufficiale, mi sta simpatico ma non credo sia il candidato più forte».
La sinistra ha bisogno di un nuovo Massimo Zedda per vincere?
«Ci ho pensato quando Cappellacci mi puntava la prua addosso. Capisco il senso della domanda ma io non sono quello che vince per forza e di sicuro. So che ci vuole rinnovamento, capacità di intercettare i voti. A me spaventa il logorìo continuo, le lotte intestine del Pd».
Sel vuol continuare a fare il grillo parlante, coscienza critica della sinistra?
«Ne abbiamo parlato qualche giorno fa con Nichi Vendola, Jacopo Fo, Gad Lerner. Non siamo innamorati di un simbolo o di un nome. Quel che conta è fare fronte comune e accettare il risultato delle primarie».
E se fosse Maninchedda del Partito dei sardi a vincerle?
«Chi, scusi? Uno che sta con una certa parte non può riproporsi la volta successiva sul fronte opposto, addirittura come candidato presidente. Lecito cambiare idea ma sono convinto che gli farebbe bene un po' di purgatorio».
L'opposizione in Regione ha funzionato?
«Ci sarebbe voluto appena appena di fegato in più. L'opposizione deve battere sui temi caldi, anticiparne di nuovi, muoversi in modo incalzante. Credo che francamente si sarebbe potuta fare un'opposizione più coraggiosa, tenuto conto di come sono andate le Politiche».
Ancora affranti?
«Beh, dovevamo vincerle a mani basse e invece non è andata affatto così».
A volte ritornano. E se Soru...
«Vi dico cosa ho detto a lui. Non siamo più nell'estate del 2004 quando arrivò la proposta di lanciare il suo nome per le Regionali. Oggi l'obiettivo non è vincere le primarie ma vincere le elezioni. Devo essere sincero, non la vedo così facile. Tanto più che lui non può permettersi di perdere. E il Pd deve imparare ad accettare».
Accettare cosa?
«Che bisogna rispettare e sostenere chi vince le primarie. Basta con le lotte fratricide che feriscono l'immagine del partito, provocano sconcerto tra gli elettori e creano un danno oggettivo».
pisano@unionesarda.it