L'EVENTO. Sabato notte Arena Sant'Elia di Cagliari al gran completo
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Ci sono gruppi che non si dimenticano, che restano nel cuore delle persone: i Liftiba sono tra questi. Vuoi perché sono una delle poche rock band italiane ancora in pista ad aver scritto la storia di questo genere nel nostro Paese. Vuoi perché rimandano, per coloro che li hanno respirati a pieni polmoni, agli amati-odiati anni Ottanta, periodo d'oro dell'edonismo reaganiano, rispolverando un'espressione coniata a quel tempo da Roberto D'Agostino nel programma cult “Quelli della notte”.
E gli anni Ottanta sono riaffiorati l'altra sera a Cagliari sul palco dell'Arena Sant'Elia per l'atteso e intenso live (perfetta l'organizzazione di Robi Massa) di Piero Pelù e compagni, “Trilogia del Potere”, salutato a gran voce dai cinquemila che stavano dentro, e dai tantissimi che lo hanno ascoltato da fuori seduti per terra, o in una seggiola portata da casa, o in macchina con la portiera aperta. Il pubblico che pacificamente ha invaso l'Arena già un bel po' prima dell'inizio della serata (21.45), era quanto mai vario. C'erano i neo papà e le neo mamme con i figlioletti in braccio o in carrozzina, e chi, invece, si è fatto accompagnare dal figlio oggi ventottenne, nato quando i genitori ascoltavano le canzoni contenute in “Desaparecido”, album del 1985, da cui la band fiorentina ha pescato per costruire la scaletta di questo tour. Anni in cui Spotify, iTunes, YouTube non erano neanche nei nostri sogni, anche se la musica circolava lo stesso e bene.
Il concerto di sabato è stato poi la giusta risposta a chi, ciclicamente, continua a ripetere: il rock è finito, basta, che noia quelle schitarrate!. Magari piacerà meno di un tempo alle radio e a coloro sempre a caccia di novità purchessia, però poco importa. Il rock con i suoi riti è ancora in grado di garantire quella sensazione di unicità: lo show dal vivo non è piratabile e costituisce il Sacro Graal di ogni fan che si rispetti). Chi va a un concerto rock ha infatti sempre l'idea che quella musica, quella serata, sia dedicata a lui e solo a lui. Inoltre, nessun genere è mai riuscito a fidelizzare il pubblico come il rock.
Così è stato anche per l'evento di sabato, che, tra l'altro, rappresentava l'unica data in Sardegna della tournée estiva. «Perché questa sera ci siamo ritrovati tutti qua?» ha urlato a un certo punto Pelù: «Per avere un contatto umano, per non essere schiacciati dalle propagande inutili e tendenziose. Abbiamo bisogno di stare insieme, per questo la musica fa paura». Cori, mani al cielo, sventolii di bandiere con i Quattro Mori, applausi per i Merdules di Ottana, comparsi nella seconda parte del concerto.
Un concerto ricco di energia e di entusiasmo, sopra e sotto il palco, diventato da subito una festa. Costruito con canzoni solidamente strutturate nelle liriche e nei suoni, che scorrevano su un palco dalla scenografia essenziale, per ribadire il primato della musica su tutto il resto. Canzoni a prova di gap generazionale, ancora vere e vive. Come vere e vive sono state le parole urlate dal palco: ora contro i politici, ora in favore dei giovani che in Turchia si stanno ribellando al primo ministro Erdogan: «Uno che non sa cos'è Amnesty International».
Carlo Argiolas