Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Ada Lai accusata di peculato

Fonte: Sardegna Quotidiano
23 luglio 2013

L’inchiesta

 

Ada Lai, ex dirigente alla Politiche sociali del Comune e attuale capo di gabinetto del presidente della Regione Ugo Cappellacci, è accusata di peculato: dovrà rispondere della spesa di oltre 255mila euro usciti dalle casse pubbliche per “Abitare assistito”, un progetto mai partito che doveva essere dedicato ai disabili psichici. Il pm Gaetano Porcu, che ha condotto una lunga inchiesta, ha notificato l’avviso di chiusura indagini alla Lai e il passo successivo dovrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio. Il fascicolo ha viaggiato quasi in parallelo con il procedimento davanti alla Corte dei Conti: i giudici di via Angius hanno già condannato la ex dirigente al risarcimento di un danno erariale per 255.671,67 euro, la stessa cifra contestata dal magistrato di piazza Repubblica. Tutto ruota attorno ad alcuni appartamenti che il Comune aveva preso in affitto in via Cornalias: erano destinati ad ospitare i disabili, che avrebbero dovuto iniziare un percorso di reinserimento sociale, ma nessuno ci ha mai messo piede. Non solo: stando alla ricostruzione degli inquirenti gli immobili, di proprietà del costruttore Franco Baldinu (che li aveva acquistati da Piergiorgio Massidda e Onorio Petrini, entrambi Pdl), non rispettavano i parametri stabiliti dal bando diramato nel 2008 dal Comune, che cercava case dove ospitare il progetto. Dovevano essere in centro e di una determinata metratura. Erano più piccoli e in periferia. Ma sul punto l’avvocato di Ada Lai, l’ex senatore Mariano Delogu, ha già presentato una memoria difensiva con allegata una perizia dell’università, che dimostrerebbe la compatibilità degli appartamenti di Baldinu con le richieste dell’assesso - rato alle Politiche sociali.

LA STORIA DEL PROGETTO La strana storia dell’Abitare assistito parte nel 2007, quando al Comune arriva il finanziamento della Regione: il progetto prevede che i disabili psichici si autogestiscano, con l’au - silio di assistenti sociali, e vivano in appartamenti come le persone “normali”. A giugno 2008 parte la richiesta di manifestazione di interesse: il Comune cerca quadrivani e pentavani, minimo 140 metri quadri, 3-4 camere da letto, soggiorno, cucina, bagni, nel centro di Cagliari e hinterland. L’unica offerta è quella di Franco Baldinu, titolare di una società con sede in via dell’Artigianato: mette sul piatto cinque appartamenti in via Cornalias, per un totale di 352 metri quadri (70 ognuno se uguali) e propone un canone d’affitto di 8000 euro per sei anni. Ad aprile 2009 c’è l’ok di Ada Lai: contratto di quattro anni, per 96mila euro l’uno. Un accordo che si basa solo sulla perizia di un ingegnere, scelto però da Baldinu, che giudica congrua l’of - ferta. L’assessorato ha fretta, pare, e chiede di avere subito la disponibilità degli appartamenti. Che restano vuoti, ma l’affitto viene pagato con puntualità, a cadenza trimestrale. Intanto si cerca la coop che si dovrebbe occupare dei disabili, perché niente è stato preparato, salvo le case. Si arriva al 2 novembre 2010: il servizio di assistenza viene affidato, dopo una gara travagliata, al consorzio Network Etico. Valore: 165mila euro all’anno. Anche qui partono le fatture, che vengono saldate dal Comune. Anche se di disabili non c’è neanche l’ombra.

Tanto che il 23 maggio del 2011 il successore di Ada Lai in assessorato, Gerolamo Solina, chiama la Asl per definire le procedure di attivazione del progetto “Abitare assistito”. Cioè si scopre che fino a quel momento i soldi sarebbero stati spesi per niente. E a questo punto eplode il caso. L’allora neoassessore alle Politiche sociali, Susanna Orrù, insediata a giugno, decide di stracciare il contratto con Baldinu, perché dopo un consulto con la Asl scopre che le case non sarebbero state adatte al progetto di inserimento sociale. Scavando negli uffici si scoprono alcune anomalie nella procedura e le difformità degli appartamenti dai requisiti del bando. Si scopre anche che, stando a una valutazione degli uffici comunali del Patrimonio (fino ad allora mai chiamati in causa), l’assessorato aveva pagato gli appartamenti di via Cornalias il doppio del loro valore di mercato. L’avvocato Delogu sostiene il contrario. La parola passerà al tribunale in caso di rinvioa giudizio. Enrico Fresu