Sant’Elia
«Lo stadio Sant’Elia è del Comune di Cagliari, deve decidere il sindaco il suo futuro e bene sta facendo Zedda che vuol ristrutturare l’impianto rendendolo più moderno e fruibile, ma senza demolirlo». L’idea che il Sant’Elia possa essere buttato giù non la digerirà mai. Gigi Riva è la storia del Cagliari e grazie alle sue reti nel ‘70 è arrivato prima lo Scudetto e pochi mesi dopo uno stadio nuovo di zecca. Vent’anni dopo, quando il Cagliari era impegnati nei derby con la Torres, il Sant’Elia aveva subito un restyling per poter ospitare i Mondiali. Ma da allora è cominciata la decadenza. «Come è possibile che uno stadio nuovo nel 1990 sia stato ridotto così? Ci hanno giocato Inghilterra e Olanda ai Mondiali, piaceva a tutti, poi improvvisamente non diventa più agibile. La colpa è di chi lo ha gestito male, evidentemente qualcuno aveva interessi affinché lo stadio cadesse a pezzi». Rombo di Tuono non parla dei possibili responsabili e precisa di non riferirsi al Cagliari: «No, non faccio nomi, magari qualcun altro». Riva ha affidato all’Ansa il suo sfogo, rispondendo anche al gruppo Udc in Consiglio comunale secondo cui il futuro dello stadio non può prescindere dalla sua demolizione. «Sarà anche giovane, ma Zedda sta facendo bene.
Lo abbiamo votato e dobbiamo rispettarlo. Lo stadio è un bene pubblico, non capisco questi consiglieri di minoranza che parlano a nome del Comune di volerlo demolire, ma devono decidere i cittadini, non due persone». In realtà anche Massimo Zedda, prima più perentorio sulla salvaguardia del Sant’Elia, ora apre all’ipotesi più radicale. Ma le posizioni di favorevoli e contrari sono inconciliabili. Da una parte prevale il sentimento e l’affetto verso uno dei monumenti più importanti di Cagliari (con Riva in testa a tutti, monumenti compresi), dall’altro il pragmatismo di chi pensa che al posto del Sant’Elia potrebbe sorgere un piccolo stadio moderno, circondato da altre strutture e impianti sportivi. Le frecce all’arco dei cuori di pietra non mancano: i due stadi più importanti della storia del calcio sono stati abbattuti, prima Wembley poi il Maracanà. Da quando Massimo Cellino ha preso il Cagliari ha sempre avuto il pallino di dare alla squadra e dopo he i suoi progetti per il Sant’Elia non sono andati in porto con le giunte Delogu e Floris, il dialogo con Zedda è durato poco. La fuga a Trieste aveva fatto saltare il banco. «Non capisco, il Cagliari era andato via dal Sant’Elia perché non era adatto e ora improvvisamente ci può giocare. Lo stadio era stato lasciato in fretta, in pieno campionato, per andare a Trieste. Poi la decisione di costruirlo a Quartu, ora quelle tribune torneranno al Sant'Elia », ricorda Gigi Riva. Nel frattempo è nato e morto lo stadio Is Arenas e si riparte dal Sant’Elia. Ma c’è da risolvere il dilemma: va demolito oppure no? Gigi Riva non ha dubbi. Marcello Zasso
COMUNE «IL CAGLIARI DEVE ANCORA PAGARE» La soluzione è vicina, ma ancora non è arrivata. Sul riportare il Cagliari al Sant’Elia sono tutti d’accordo e resta solo il conto da saldare. Il Cagliari ha rinunciato a fare ricorso e il Comune ha accolto bene la notizia: «Apprezziamo la volontà della società Cagliari Calcio, che peraltro coincide con la nostra. Come abbiamo sempre detto, la squadra rossoblu deve tornare a giocare a casa per la città e per i tifosi. Dirigenti e tecnici della società e dirigenti e tecnici del Comune sono impegnati per fare in modo che questo avvenga nel modo più veloce possibile ». E fin qua tutto bene, però dal Comune arriva il primo sollecito alla società: «Siamo ancora in attesa che le somme siano versate al Comune ». La società voleva dilazionare i pagamenti e il Comune ha risposto che non è possibile, a quel punto viale La Playa ha garantito di saldare il conto. Ma, come ricordato ieri dal Comune, ancora non ci sono i soldi sul tavolo della trattativa.