Luci e ombre del corto realizzato a Sant’Elia dalla regista Marinella Senatore
di Daniela Paba
CAGLIARI
“Piccolo caos “ melodramma in 3 atti, progetto ideato da Marinella Senatore per comune e Musei civici e curato dalla società milanese Connecting Culture è diventato un cortometraggio, presentato giorni fa in prima assoluta ai Giardini pubblici a un pubblico curioso. Il film mette insieme materiali raccolti durante un mese di attività residenziale della regista salernitana, coinvolgendo artisti e semplici cittadini in workshop con gli abitanti di Sant'Elia: danza, cinema e sceneggiatura. Il corto testimonia un work in progress che nelle intenzioni dei suoi ideatori “rappresenta un percorso dove la creatività e la cultura diventeranno protagonisti del tessuto urbano e sociale, un viaggio per realizzare un’opera collettiva, espressione dell’anima del quartiere e della sua gente”. Così se le scene di danza mantengono una propria astratta bellezza, degli abitanti di Sant'Elia e delle loro storie restano solo i provini del casting: domande aride e impersonali che potrebbero essere fatte dovunque a chiunque. I volti in primo piano, espressivi come sempre capita nei quartieri popolari, non escono dallo schema, non raccontano né se stessi né un quartiere così peculiare. S.Elia non c'è, non si vede. Di sceneggiatura non si può parlare, se non l'elenco di intenzioni dei primi giorni di laboratorio al Teatro Massimo. Ma di montaggio neppure, perché il materiale è cucito a blocchi. Nel momento in cui prendono forma le coreografie d'insieme si vedono aggiungersi adulti e bambini danzanti - unico momento di bellezza significativa – il film finisce. Al di là delle buone intenzioni, restano i dubbi sul senso dell'operazione, sulle ricadute reali sul territorio, sulla retorica dell'arte dal basso con le “signore di Sant'Elia che vanno al museo”. Con le risorse limitate di un progetto a basso costo si sarebbero potuti garantire laboratori più lunghi e proficui, con danzatori, musicisti e registi locali. Sensibilità in grado di raccontare, alla fine di un percorso più approfondito di quello di un mese, quell'umanità che la Senatore dichiara di aver vissuto nell'intervento letto la sera della prima ma che nessuno ha visto nel cortometraggio.