Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Il prato verde col rudere intorno

Fonte: Sardegna Quotidiano
11 luglio 2013

VIAGGIO DENTRO IL SANT’ELIA

 

Il 12 settembre 1970 Gigi Riva ha segnato alla Massese il primo gol al Sant ’Elia, mentre il primo aprile 2012 Pinilla con l’Atalanta ha siglato l’ultimo. Oltre 15mila giorni in cui i grandi del calcio hanno calcato il prato del Sant ’Elia: da Pelé e Maradona, da Platini a Van Basten, fino ai più recenti Zola e Baggio. Poi i Mondiali, le coppe europee e i grandi concerti. Da quindici mesi è abbandonato e il suo destino sembra segnato. Vederlo ridotto così fa tenerezza, il Sant’Elia ora assomiglia all’Anfiteatro. Criticato, maltrattato e abbandonato. Per un anno le attenzioni si sono concentrate sul giovane impianto quartese. Costruito così in fretta da morire prima di raggiungere la maturità (o agibilità), mentre quel quarantatrenne di Sant ’Elia, nonostante le rughe e gli acciacchi, è ancora in piedi. E aspetta sulla riva di Mammarranca che tornino le luci della ribalta, che dovrebbero poi lasciare spazio al definitivo recupero. Quel momento sembra vicino, ma per ora gli unici a occuparsene sono gli addetti alla sorveglianza e i giardinieri che curano il prato (che per anni è stato in condizioni ben peggiori). Al Sant ’Elia il tempo si è fermato la scorsa primavera. I calcinacci stavano cadendo sulle teste dei tifosi nei passaggi obbligati per accedere alle tribune coi tubi Innocenti. Tra una deroga e l’altra, l’agibilità dello stadio era traballante come il calcestruzzo e quando si è disputata l’ultima partita i distinti e la Sud erano chiusi al pubblico. In quel periodo gli operai del Comune stavano sistemando le reti nelle vie di esodo sotto i Distinti e tamponando i punti in cui stava cedendo il calcestruzzo. Poi la rottura delle trattative e la fuga a Trieste. Gli operai del Cagliari hanno smantellato le tribune metalliche, un’attività in cui si stanno purtroppo specializzando.

A quel punto è tornato alla luce il vecchio stadio con la pista d’atletica - ormai devastata - su cui hanno corso Mennea, Cova, Panetta, Tilli e Ben Johnson. Sono ricomparse le vecchie tribune, che per dieci anni hanno fatto da cornice agli spalti metallici, con tutti i segni del tempo e dell’abban - dono. I bagni e gli spogliatoi, poi, da tempo non erano certo all’altezza di squadre e tifosi da serie A. Ma la svolta sembra arrivata e presto il grande calcio dovrebbe tornare in città. I lavori fondamentali sono tanti, dall’impianto elettrico alla videosorveglianza, passando per la messa in sicurezza di tutti gli accessi che dovranno essere utilizzati e, ovviamente, le pulizie. Il progetto d’emergenza, a cui stanno lavorando i tecnici del Comune e del Cagliari, dovrebbe riportare lo stadio com’era prima, con tribuna centrale e il resto provvisorio. Ma tra le ipotesi prese in esame c’era quella di rimontare all’interno l’inte - ra Main stand per avere a disposizione locali moderni e funzionali anche per i giocatori. Perché visitando gli spogliatoi del Sant’Elia ci si accorge che quelli di Is Arenas in confronto erano camere dell’Hilton. Da quando il Cagliari ha lasciato il Sant’Elia e cominciato il suo giro d’Italia la porta dell’impianto è rimasta chiusa. Fino a poco tempo le chiavi erano in mano ai periti del Tribunale che si stavano occupando della causa tra Comune e società, ma da quando lo stadio è stato restituito al Comune è rimasto chiuso al pubblico.

«Ho dovuto vincere molte resistenze per portare la stampa, in modo che documentasse in che condizioni è il Sant’Elia», spiega Gianni Chessa, capogruppo dell’Udc in Consiglio comunale che ha fatto da Cicerone assieme al compagno di partito Gianfranco Lancioni. «Tutti devono comprendere che questo stadio è da demolire e, nonostante si sia sempre opposto, ora anche il sindaco sembra che abbia cambiato idea». Prima del riavvicinamento tra Comune e società il Consiglio comunale aveva bandito un concorso internazionale di idee per immaginare il Sant’Elia del futuro. «Non va bene così, perderemmo troppo tempo. A prescinere dalla soluzione immediata serve subito un progetto del Cagliari, in modo che si possa fare la gara e consegnare i lavori al privato - spiega - e negli accordi deve essere specificato che lo stadio va demolito e ricostruito». Anche Lancioni è contento del ritorno del Cagliari al Sant’Elia, ma precisa: «Viste le precedenti esperienze, è indispensabile che ogni cosa venga fatta con la massima trasparenza, in modo che sia possibile capire e seguire con chiarezza l’intero l’iter, partecipando alle decisioni. Non possono essere pochi a decidere, senza rendere conto a nessuno: devono essere scelte condivise da tutti e con tutti». Marcello Zasso marcello. zasso@ sardegnaquotidiano. it