Gianni Pia, consigliere provinciale a Oristano, chiede la revoca di 4 assessori Le stranezze del decreto: anche i non eletti non possono diventare manager
politica in subbuglio
di Giovanni Bua wSASSARI Caos totale. Questa la sensazione che si respira nei corridoi dei municipi, negli uffici delle Asl, nelle stanze delle controllate pubbliche e delle società in house, nei palazzi della Regione e tra le già abbastanza scosse giunte provinciali. Nessuno sa come comportarsi. Nessuno sa cosa riservi il prossimo futuro. E, ad agitare ancora più gli animi, iniziano inevitabili attacchi e provocazioni. Come quella dell’assessore provinciale di Oristano Gianni Pia che scrive al presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo chiedendo che venga formalmente attivata la procedura di decadenza di quattro assessori regionali e di tre consiglieri, tutti possibili vittime delle fumose regole di incompatibilità del decreto 39/2013. La provocazione. Una mossa assai politica (tra i bersagli ci sono 4 esponenti dei Riformatori – gli assessori Crisponi e Nonnis e i consiglieri Dedoni e Meloni – che Pia, dirigente Psd’Az, contesta duramente per la loro battaglia contro le Province, ma anche gli assessori Contu e Zedda del Pdl e il consigliere Steri dell’Udc) e già rimandata al mittente da molti degli interessati: il capogruppo Attilio Dedoni e il consigliere Franco Meloni sono stati entrambi molto duri nel rimarcare la loro compatibilità con gli incarichi e la scarsa serietà dell’avversario politico. Una provocazione che però rende chiaro quanto poco chiara la situazione sia. Il caos. Nel mirino di Pia infatti sono finiti due dirigenti medici, un ex membro in pensione di una disciolta comunità montane, un dirigente dell’avvocatura dello Stato, un membro della camera di commercio di Nuoro e il dirigente di un Ente locale: «Tutte qualifiche che ho trovato nei loro siti internet personali – si diverte l’assessore provinciale e anche consigliere comunale di minoranza del Comune di Mogoro –. E che sono causa di incompatibilità. Ora sta a loro, la vera Casta, difendersi». L’Anci. Si naviga a vista insomma. Con l'Anci nazionale che prepara il suo dossier esplicativo e mette a punto le proposte di emendamento al decreto 39/2013 da far portare avanti dal “suo” ministro Delrio, e quello regionale lavora a una proposta di leggina da far portare in aula del consiglio regionale (sperando che l'autonomia Sarda “regga” alle disposizioni di un decreto che nel testo ben precisa di prevalere sulle leggi regionali). E per fortuna a gettare un po’ di luce tra le tante stranezze dell’ormai famigerato 39/2013 arrivano le tre prime circolari esplicative del Civit, che qualche grana almeno sembrano averla risolta. Le circolari. Se infatti l'Autorità nazionale anticorruzione ha deluso quanti chiedevano se il regime delle incompatibilità si riferisse solo agli incarichi conferiti dopo l'entrata in vigore del decreto, meglio è andata a chi sollevava il problema relativo all'inconciliabilità con un altro famoso decreto del governo Monti: il 95/2012 sulla spending review. Decreto che ha imposto la dieta dimagrante dei Cda delle controllate pubbliche (passati a tre membri) e soprattutto che impone alle amministrazioni di nominare dipendenti o dirigenti in due dei tre posti. Un problema non da poco visto che l'anticorruzione sembra vietare l'ingresso nei cda (spesso appena rinnovati) dei dirigenti. Partecipate e conferme. A risolvere arriva la Civit che spiega che inconferibilità e incompatibilità si applicano solo al presidente con deleghe di gestione diretta e di amministratore delegato e conferma quindi la possibilità di indicare come consiglieri senza deleghe dirigenti e dipendenti dell'ente controllante. Altra buona notizia riguarda quanti chiedevano conto della possibilità di riconfermare nel ruolo di presidente e di Ad di una società i medesimi soggetti. Secondo il Civit la riconferma è autorizzata «la norma mira infatti a contenere la migrazione da un incarico all'altro e non la permanenza nello stesso ruolo». I nuvoloni. Ma a spegnere i pochi raggi di sole arrivano subito altri nuvoloni neri per sindaci, assessori e consiglieri. Con molti che iniziano a preoccuparsi più che delle incompatibilità presenti di quelle (ben più pesanti) future. «C'è un passaggio del decreto ad esempio – tuona il direttore generale dell’Anci Umberto Oppus – che recita che chiunque si sia candidato in elezioni europee, regionali, provinciali e comunali (e non eletto ndr) in territori che comprendono quello della Asl, non potrà svolgere nella stessa Asl gli incarichi di direttore generale, sanitario e amministrativo per i successivi cinque anni. Una semplice candidatura in consiglio comunale insomma potrebbe bastare a impedire a un professionista che ne ha i requisiti di diventare direttore amministrativo di un'azienda sanitaria. Come potrebbe, secondo le interpretazioni più dure, impedire a un medico candidato di diventare primario, o magari a un professore di diventare preside». Il crollo di vocazioni. Potrebbe, o potrà. È assolutamente da chiarire infatti se la norma si applichi solo a partire dalle prossime elezioni. Ed è comunque assolutamente prevedibile un grosso calo di "vocazioni" alle prossima tornata amministrativa. Il Dlgs 39/2013 impone infatti ai “politici” importanti quarantene prima di avere un ruolo dirigenziale in una pubblica amministrazione: un anno, se è stato amministratore delegato di una Spa; due anni se è entrato in un consiglio comunale, cinque se ha preso una condanna per reati contro la Pa (anche se la condanna è non definitiva o se si tratta di patteggiamento). Piccoli nel mirino. Ma a stupire sono i differenti metri di giudizio: chi è stato amministratore provinciale o comunale o anche solo consigliere, per due anni non potrà essere nominato in nessun ente partecipato da Province e Comuni della sua regione. L'ex assessore o consigliere regionale invece avrà anche lui la sua quarantena biennale, ma limitatamente alle nomine di provenienza regionale. Insomma dai palazzi cagliaritani si potrà comodamente tornare ai vicini uffici di province o comuni. E, in questo incomprensibile climax al contrario, chi invece ha fatto il ministro o il deputato potrà essere tranquillamente nominato in una società nazionale, regionale o comunale.