Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Municipio Il sardo nei concorsi spacca il consiglio comunale

Fonte: Sardegna Quotidiano
2 luglio 2013

 

  LA PROPOSTA Parte del centrosinistra vorrebbe la “lìngua” come requisito per superare le selezioni. «Il bilinguismo da perseguire con impegno». Piras: gazzosa. Pd e Sel: rischio discriminazione

Accanto ai libri di diritto e logica un bel manuale di lingua sarda, masticare il campidanese potrebbe essere la svolta per superare i colleghi nei concorsi o selezioni del Comune, quelli rinchiusi nell’italiano stretto che allarga le vocali o nelle leggi di dizione più o meno improvvisate. I consiglieri Enrico Lobina, Giuseppe Andreozzi, Giovanni Dore, Ferdinando Secchi e Marco Murgia hanno depositato un ordine del giorno sulla «introduzione della conoscenza della lingua sarda come elemento di valutazione in concorsi e selezioni del Comune di Cagliari ». Tra qualche settimana ci sarà la possibilità di un confronto coi colleghi di banco ma intanto qualcuno storce il naso. Se tra i motivi che hanno spinto i consiglieri c’è quello di «interloquire con la popolazione in lingua sarda per una trasmissione generazionale della lingua », Sergio Mascia (Sel) è soddisfatto del fatto che «alcuni interventi a margine del Pride siano stati fatti in sardo. Ma la questione dell’introduzione del sardo come elemento di valutazione nei concorsi pubblici mi lascia tuttavia perplesso, non vi è l’insegnamento della lingua sarda in nessun corso di studio e molti candidati, senza nessuna colpa, sarebbero discriminati». E poi «visto che i concorsi riguarderebbero il personale del Comune di Cagliari troverebbe giustificazione l’uso esclusivo della variante campidanese creando delle disparità nei confronti degli stessi sardi di altre province». E ancora, «chi potrebbe, all’interno della commissione esaminatrice, valutarne la conoscenza? ». Il sunto, la valorizzazione della lingua sarda parta da altri contesti. Anselmo Piras di Ancora per Cagliari è ancor più scettico. «Qual è la lingua sarda? Parlo male il cagliaritano e l’oristanese, capisco il nuorese, capisco, solo se non sono arrabbiati, quello gallurese e sassarese, i dialetti sono tanti e sono d’accordo a promuovere la lingue, anche ai doppi nomi per le vie, ma mi chiedo, non è discriminante? Decidiamo di far partecipare ai concorsi solo i cagliaritani?». Qualora fosse un sassarese «o il maureddino sulcitano piuttosto che di Iglesias chi li interroga?». Per ogni selezione la legge impone che ci siano tre componenti a giudicare. «Dovremmo allargare il numero a quanti solo i dialetti in Sardegma. Per questo la proposta mi sembra più che altro un gazzosone». E così per Piras meglio ripensarci, «lo dico da sardo orgoglioso non sardista». Insieme a qualche altro consigliere presenterà la loro proposta provocatoria: «Se le leggi lo permettono la nostra risposta è che i candidati sappiano inglese, spagnolo e tedesco. Come la mettiamo?». Per Davide Carta del Pd è bene valorizzare la lingua, ma più che un corso dettagliato di campidanese o gallurese o tutti i dialetti sardi «sarebbe bene valutare qualche competenza che sia la testimoninza della capacità di comunicare con tutti, anche con i cittadini che si esprimono in sardo e non hanno molta dimestichezza con l’italiano». Ma anche per Carta andare oltre significherebbe rischiare di cadere nella discriminazione. Resta da parte di Dore e degli altri consiglieri la voglia di dare concretezza pratica alla lingua sarda tanto legittimata nei provvedimenti europei, italiani e regionali e lasciata ancor in concetto astratto per «negligenza politica». L’a p p rovazione dell’ordine del giorno sarebbe un «ulteriore piccolo passo nel cammino ancora molto lungo verso il raggiungimento di un bilinguismo perfetto sardo-italiano. La battaglia in aula è rinviata di qulche giorno».

Vi.Sa.