Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

LA REGIONE NON È UN CAMPO DI CALCIO

Fonte: Sardegna Quotidiano
1 luglio 2013

 

di Luigi Coppola

Capita spesso di avere sotto gli occhi un problema e non vederlo nella sua interezza. In questi giorni giornali, telegiornali, siti web, hanno dovuto dividere gli spazi tra due avvenimenti: da una parte le iniziative del presidente della Regione per dare sostegno alla soluzione del problema dello stadio per il Cagliari calcio, già prospettata dal sindaco Zedda; dall’altra la decisione della maggioranza del consiglio regionale di commissariare le quattro province ultime nate in ordine di tempo e la provincia di Cagliari. Se per una cosa i tifosi rossoblù cominciano a sperare di poter rivedere la squadra del cuore giocare al Sant’Elia, per l’altra c’è stata la grande esultanza dei Riformatori, questi seguaci di Savonarola, immortalati da foto e riprese tv a festeggiare nell’au - la del consiglio. Due fatti distinti. Eppure c’è un nesso che forse non è stato colto perché siamo ancora nella cronaca e non nella storia maestra della vita. Quale è il nesso? Il presidente del Cagliari, Cellino, decise lo scorso anno di abbandonare lo stadio Sant’Elia per trasferire la squadra a Trieste o in altri campi del continente, in attesa di realizzare il progetto dello stadio ad Elmas per poi ripiegare su Quartu. Tutto legittimo, ovviamente, salvo il fatto che i tifosi rossoblù furono privati della gioia di poter sostenere la propria squadra. C’è però un errore, al quale adesso il Comune di Cagliari e lo stesso club rossoblu, con il contorno di presidente della Regione, Prefettura, Questura, Lega calcio cercano di rimediare: far tornare la squadra al Sant ’Elia che deve essere dotato delle essenziali misure di sicurezza necessarie per avere l’agibilità. Morale: il Cagliari ha perso un anno di tempo, ha speso molti milioni, ha deluso i suoi tifosi per finire, per l’essere obbligato a tornare sui suoi passi. Il percorso avrebbe dovuto essere opposto. Cellino, in rotta con il comune, prima di abbandonare il Sant’Elia avrebbe dovuto costruire il nuovo stadio. Che ancora non è escluso. Prima si tratta di spendere qualche euro per rimettere a posto il Sant’Elia e poi pensare ad un nuovo stadio. La Assemblea regionale, per quanto riguarda il commissariamento delle cinque province (di cui, è una combinazione, quattro governate dal centrosinistra!), si è mosso come Cellino. Ci sono i risultati del referendum abrogativo. Il Consiglio regionale deve provvedere ad approvare una legge apposita che regoli in modo istituzionalmente nuovo le competenze lasciate dalle province, disciplini l’uso dei finanziamenti erogati e da erogare (manutenzione strade provinciali, scuole superiori, tutela ambientale, sviluppo economico eccetera). Approvata la legge (e la maggioranza aveva ed ha i numeri per operare in tempi rapidi) si poteva provvedere a sciogliere le amministrazione provinciali, in attesa che lo Stato faccia altrettanto per la provincia di Oristano che è di competenza statale. Invece cosa è accaduto? Esultanza dei Riformatori a parte l’unico problema risolto (se è un problema) è quello di mandare a casa presidenti provinciali, giunte e consigli con un risparmio, sembra, di circa 8 milioni di euro in vista di una cancellazione di una suddivisione del territorio determinata da ragioni storiche, culturali, economiche, sociali. Anche se forse si è esagerato, al tempo, con le nuove province. Ora si tratta di scegliere cinque commissari che abbiano prestigio, autorevolezza, capacità amministrativa e la capacità politica nei rapporti con i sindaci dei comuni compresi nella provincia di competenza. Un commissario o una commissaria da soli risolvono poco. Se prendono esempio dal governo regionale potrebbero avere bisogno di almeno una decina di consulenti ciascuno. E i presunti risparmi rischiano di scomparire. Eccesso di pessimismo? Può darsi. La politica però è cosa ben diversa da una partita di calcio e la programmazione è uno strumento irrinunciabile.