Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cortigiane allo specchio, i segreti dell'eleganza

Fonte: L'Unione Sarda
1 luglio 2013

A Cagliari, Palazzo di Città, la mostra “Il mondo femminile nell'arte giapponese”

 


 

La femminilità viene celata, resa quasi informe e custodita tra tessuti di rami e seta del kimono. Solo la grazia è manifesta. A osservare i tre abiti esposti al secondo piano del Palazzo di Città di Cagliari, nella mostra “Oggetti per passione. Il mondo femminile nell'arte giapponese”, ci si crogiola in un tempo sospeso che isola l'osservatore nel miraggio del raffinato giornaliero di una società ormai lontana.
Un mondo che sa rappresentare, nei motivi dei disegni, la bellezza della natura in un paesaggio invernale, tra solitudini e contemplazioni, e la caducità della vita. L'eleganza dell'inscenarsi in pubblico della donna ha segreti svelati nella sala accanto: la cura del corpo è una sofisticata toeletta di trucco (sono esposti i pennelli), di odori (i bruciaprofumi, incensieri persino da tenere nella manica del kimono), di chiome imbrigliate nel garbo ben educato di fermacapelli di legno e argento o metallo. Rito e rigore che richiede il tempo della preparazione. E accessori, come la coppia di specchi per controllare, avanti come dietro, se l'acconciatura segue la rigida disciplina della seduzione, imposta nell'Ottocento nipponico alle cortigiane. Al pari di quella dei samurai.

Le teche contengono alcuni dei preziosi pezzi provenienti dalle collezioni dell'imprenditore cagliaritano Stefano Cardu (1849-1933) e dello scultore palermitano Vincenzo Ragusa (1841-1927), in una prestigiosa selezione presentata al pubblico, per la prima volta in assoluto, e curata da Anna Maria Montaldo e Loretta Paderni.
L'esposizione, aperta sino all'8 settembre, è concentrata a Palazzo di Città con un cuore più piccolo nel Mas, il Museo d'arte siamese della Cittadella dei Musei, a cento metri di distanza (visite tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10 alle 21 il primo, dalle 10 alle 20 il secondo).
Dai rispettivi soggiorni in Giappone e nel Siam, Ragusa e Cardu raccolsero pregiati pezzi. Quelli selezionati rivelano una porzione del quotidiano femminile, narrato in manufatti straordinariamente decorati anche delle altre due sezioni della mostra, le arti predilette e i momenti di svago. Della prima, ossia del presentarsi in pubblico, fa parte anche la bella sala dedicata ai ventagli, tradizionali accessori dell'abbigliamento (sia maschile che femminile) in quanto elemento cerimoniale e simbolo di potere ed elevazione culturale, nonché nel teatro kabuki. E di seduzione naturalmente. Ragusa acquistò soprattutto i ventagli rigidi, di origine cinese, rispetto a quelli pieghevoli tipicamente giapponesi. Sulle facciate di seta si ammira un fiorire di arte pittorica e calligrafica. Arti che venivano praticate, come pure la musica e la composizione floreale (l'arte di “far vivere i fiori” o ikebana). Nel periodo Edo (1600-1868) la condizione della donna venne subordinata rispetto a quella dell'uomo, fatta eccezione per la figura della cortigiana, addestrata sin dalla tenerà età nello studio, nella danza, nel canto, nella recitazione, nella calligrafia (segno distintivo della persona di qualità) e nella cerimonia del tè. Una preparazione che le rendeva in grado di intrattenersi in conversazioni e in piaceri.
La sensibilità estetica si ritrova nel leggio ligneo laccato di nero con madreperla, nelle scatole e negli strumenti musicali (in mostra liuti eleganti e costosi, come quello in pelle di rettile, e un tamburo a clessidra). Per poi riproporsi nell'oggettistica dello svago - le carte, la scacchiera da viaggio, il gioco delle conchiglie - in materiali pregiati e che erano parte del corredo nuziale femminile nelle classi abbienti, dove la raffinatezza era di casa.
Manuela Vacca
@Manuela Vacca