Lo sportello di Confesercenti risponde alle richieste d'aiuto: i debiti sono gli incubi ricorrenti
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Gli incubi ricorrenti sono due: banche ed Equitalia. Un'ossessione, quella dei debiti, che accompagna i commercianti dal risveglio fino a notte. In molti non ce la fanno, in troppi alzano bandiera bianca e chiudono le attività. Cartelle esattoriali, tasse, imposte, interessi passivi e conti correnti in rosso, sono come coltellate inferte a un moribondo.
A tastare il polso c'è ogni giorno lo "Sportello anticrisi" della Confesercenti, istituito pochi mesi fa e preso d'assalto da imprenditori in difficoltà. «Riceviamo in media cinque telefonate al giorno», conferma Marco Sulis, presidente regionale della Confesercenti. «Dietro ogni chiamata si nasconde una storia drammatica. Persone con l'acqua alla gola che non sanno più come andare avanti». Non c'è nessuna bacchetta magica, certo, e le difficoltà economiche non si risolvono con una telefonata. Ma l'associazione imprenditoriale mette a disposizione anche avvocati, commercialisti e consulenti finanziari. Ascoltano, individuano il problema e indicano la strada per risolverlo nel migliore dei modi. Un po' ragionieri e un po' psicologi. «Un imprenditore che, dopo anni di successo, vede avvicinarsi il baratro entra in uno stato quasi confusionale», spiega Sulis, «non riesce più a prendere le decisioni giuste per il futuro dell'azienda. In questi casi chiedere aiuto è fondamentale».
Le preoccupazioni per la deriva che ha preseo l'economia cittadina sono condivise da tutte le associazioni di categoria. Giuseppe Scura, direttore della Confcommercio Cagliari, punta il dito sulla «perdita della centralità del capoluogo rispetto ad altre alternative per l'acquisto quotidiano», nonostante le attività cagliaritane non manchino di «professionalità abbinate a griffe importanti e appetibili». A tutto questo vanno aggiunti, secondo Scura, «l'elevato costo delle locazioni commerciali e la pressione fiscale opprimente», compresa quella locale che aggiunge ulteriore zavorra al tentativo di risalita dei commercianti.
«Gli imprenditori non sono diventati all'improvviso degli incapaci», sottolinea Sulis, «ma soffrono un isolamento che li sta portando a gettare la spugna nell'indifferenza generale. Sono persone che si sono rimboccate le maniche, che non hanno mai usufruito di sussidi o aiuti dallo Stato e che vivono il loro declino con estremo disagio». L'imbarazzo di ammettere che da soli non possono più farcela e hanno bisogno di aiuto. La vergogna di mandare a casa dipendenti che hanno avuto al fianco per tanti anni. Il terrore di abbassare definitivamente la serranda. «Nelle situazioni più nere è difficile intravedere una speranza», conclude Sulis. «Dal Padullo ha scelto la via più drammatica, altri preferiscono impacchettare tutto e scappare all'estero. Si può evitare tutto questo scegliendo con coraggio di confidarsi con le persone giuste». Trovando conforto, comprensione e strumenti concreti per ripartire. (lu. ma.)