Chiusi ventisei negozi su centoventi, altri chiuderanno: la rabbia dei commercianti
«Se non si farà qualcosa qui tra poco sarà un deserto»
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Non ci sono solo l'Imu e la Tares. Anche avere un televisore costa, e non poco: «Bisogna mettere in bilancio almeno tremila euro all'anno», racconta Pierpaolo Masala, che pochi giorni fa ha aperto una pizzeria insieme alla moglie. E allora, conti alla mano, si è trovato di fronte a una stangata: «C'è l'abbonamento della Rai, quello di Sky, la Siae da pagare. Ma senza tv nessuno viene a mangiare la pizza». Salasso a parte, in via Dante e dintorni la sua è una delle - pochissime - nuove attività.
VIALE DEL TRAMONTO In una strada dove le passeggiate vanno a ritmo di requiem: ventisei negozi chiusi su circa centoventi vetrine da piazza Repubblica a piazza Giovanni XXIII. Quello che un tempo era il grande viale delle librerie e dei negozi d'abbigliamento, ora è sommerso dai lucchetti e dai cartelli "Affittasi", ormai ingialliti. «I proprietari chiedono canoni troppo alti, nessuno si può permettere certe cifre», spiega Marco Dessì, dietro il bancone di Facefood. L'agonia è cominciata - almeno simbolicamente - un anno e mezzo fa, quando a chiudere per fallimento è stata la libreria Cocco. Ora il negozio, all'incrocio con piazza Repubblica, è ancora sfitto e in cerca di un nuovo inquilino. Di fronte alla stazione dell'Arst invece è iniziata la sfida di Sandra Mereu e di Emovve, una società che vende auto e bici elettriche: «Abbiamo prodotti costosi e questo non aiuta», dice, «ma la gente è molto interessata e il punto, grazie alla fermata della metropolitana, garantisce un passaggio continuo di potenziali clienti».
SARACINESCHE ABBASSATE Ma basta fare qualche metro in più per toccare con mano il polso della crisi: chiuse le saracinesche di Buganvillea, negozio di abiti da sposa del gruppo Ruggieri - che si è trasferito in piazza San Benedetto - sbarrata la porta d'ingresso del pub The Cork, vetrine impolverate nella vecchia erboristeria all'angolo con via Farina, ragnatele nell'ex regno del design Kartell. Il negozio di abbigliamento "Via Dante 86" non apre da un po' ma, come avverte il cartello all'ingresso, è solo «chiuso per lavori». All'orizzonte - però - nessun cantiere.
Le lamentele comuni da queste parti, oltre alle troppe tasse e alla crisi generalizzata, sono due: la strada troppo buia, specialmente d'inverno, e la pista ciclabile, rea di aver cancellato parcheggi. «La priorità è stata data alle bici, mentre i commercianti lottano per non chiudere», dice Teresa Dessì, sull'uscio di una delle cartolibrerie più antiche della città. «I marciapiedi sono sporchi, le associazioni di categoria e le istituzioni non fanno nulla. Nel frattempo gli affari sono calati ancora. Volete sapere una cosa? Quest'anno non abbiamo venduto un solo libro per i test universitari. Ho paura che le iscrizioni all'Ateneo caleranno». Poi anche i clienti storici non hanno più il portafoglio di un tempo: «Gli avvocati trovano grosse difficoltà a incassare i pagamenti, e di spendono meno».
FUTURO NERO Radio-via Dante dice che presto altre tre attività alzeranno bandiera bianca. Non va meglio nella seconda parte della strada, oltre le colonne d'Ercole di piazza San Benedetto: anche qui le saracinesche chiuse non mancano, anche se c'è il traino del mercato e dei grandi magazzini che resistono nonostante tutto. «Ma se non si muovono a far qualcosa», dice un negoziante, «qui sarà il deserto».
Michele Ruffi