Il ritorno dei rossoblù in città è legato a una lunga serie di lavori da avviare immediatamente: decisivi i prossimi giorni
CAGLIARI Sant’Elia, missione impossibile o no? Male, è messo male, malissimo, per alcuni è un gigante dai piedi di creta ormai irrecuperabile. Ma il vecchio, glorioso e – perchè no? – i ntramotabile stadio dello scudetto è anche l’ultiama speranza per riportare a casa i rossoblù. Non c’è altra strada: dimenticata la Karalis arena di Elmas e rotto il patto con Quartu per il progetto Is Arenas, individuate inutilmente altre strade alternative in giro per l’Italia e dopo aver recuperato in extremis la soluzione Trieste, non resta che cercare di salvare il salvabile e recuperare quello che è recuperabile di quello che resta del Sant’Elia, in attesa magari di un progetto (Udine docet) che permetta di buttare giù e ricostruire uno stadio degno della serie A. C’è una notizia che fa sperare: il sindaco Zedde che ha annunciato di aver trovato tra le pieghe del bilancio comunale mezzo milione di euro, subito spendibile e in grado di tappare i buchi più evidenti dello stadio che – bisogna ricordarlo – è chiuso e abbandonato dal lontano primo di aprile del 2012, quando si giocò Cagliari-Atalantae poi il presidente Cellino prese la squadra e la portò a Triste. Il sindaco avrebbe espresso inoltre la disponibilità a rateizzare il debito che il Cagliari ha con il Comune. Tutto a posto dunque? Non proprio, perchè dare uno sguardo al Sant’Elia oggi è come fare un viaggio nel disastro. Lo stadio costruito alla fine degli anni Sessanta e poi ristrutturato per Italia ’90 cade a pezzi, letteralmente. Il ferro che regge le tribune è aggredito dalla salsedine, il cemento sarebbe da puntellare immediatamente anche se alcuni dicono che non ci sono rischi di crolli, c’è da fare la manutenzione dei muri, mentre bisogna ricordare che l’impianto poggia su una zona umida (ricordare i campetti della Stella Maris?) e sprofonda di qualche millimetro all’anno. L’impiantistica è da rifare completamente, per non parlare della tribuna stampa (ormai inospitale) e dei sottopèasi che portano agli spogliatoi (da rimettere in piedi), regno dell’umido e delle merdone. Senza dimenticare il “media center”. Ma sono da rifare gli impianti di videosorveglianza e i sistemi di filtraggio dei tifosi, compresi i tornelli. Poi dovrebbero esseer piazzati i tubi Innocenti delle tribune. Insomma, è peggio di una missione impossibile ma bisogna provarci. Ci sono un paio di mesi prima dell’inizio della serie A e se il cantiere apre subito le prospettive potrebbero essere rosee. Con un occhio al calendario il dibattito è aperto.(a.d.)