Rassegna Stampa

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La città da bere e le ginocchia da sbucciare

Fonte: web cagliaripad.it
24 giugno 2013

Tavolini e ombrelloni, e spesso anche le auto, sgomitano coi bambini per contendersi le piazze della città. L’ultima sfida per Zedda: occupazione e turismo a braccetto coi giochi in strada

Ennio Neri,
e.neri@cagliaripad.it


 

Tavolini o bambini oppure tavolini e bambini. Ora salta fuori anche questo dubbio. È stato un gruppo di genitori che da qualche anno frequenta piazza Santo Sepolcro a sollevare il problema. Hanno chiesto che la piazza venga liberata dai tavolini nelle ore pomeridiane, per consentire ai bimbi di giocare in tranquillità e a loro di scambiare due chiacchiere. Il tutto gratis. Il tutto in città. E c’è anche chi si è stupito: c’è ancora qualcuno che lotta per frequentare spazi pubblici? Oltretutto in una città che da anni calpesta i beni comuni. E dove la tradizione delle piazze non è mai stata fortunata.

Via Roma. I tavolini sotto i portici sono una tradizione molto antica. E l’altra abitudine era quella di passeggiare nel cosiddetto “giardino ottocentesco”, cioè quella striscia alberata e con panchine che si trova in via Roma tra le 4 corsie lato portici e le due corsi preferenziali per gli autobus. Fino agli anni ’80 i cagliaritani amavano fare lunghe passeggiate in quel giardini, poi la decisione, approfittando delle necessità di rinnovare i sottoservizi, di adibirlo a squallido mega parcheggio, sottraendolo, prima provvisoriamente e poi senza scadenza, al suo naturale utilizzo.

Piazza Palazzo. In tutte le città del mondo le piazze che ospitano gli antichi palazzi del potere sono sgombere da auto e vivibili. Ma non nel capoluogo sardo. La grande area libera davanti al palazzo Viceregio, all’antico Episcopio, al Duomo e al Palazzo Civico, liberata dalle macerie della seconda guerra mondiale, è stata trasformata in grande parcheggio a cielo aperto nel cuore del centro storico cittadino.

Piazza San Michele. Lontano dal centro storico, lo spiazzo davanti alla chiesa della Madonna della Medaglia miracolosa è da tempo contesa tra residenti e ambulanti. Il mercatino quotidiano, secondo alcune voci, è il frutto di un tacito accordo tra istituzioni e ambulanti. Questi ultimi (molti padri di famiglia disoccupati) pian piano si erano impossessati dei parcheggi di via Is Mirrionis, occupandoli coi camion e le cassette per la rivendita di frutta e verdura, creando pesanti problemi alla viabilità. E così la decisioni: avrebbero sgomberato via Is Mirrionis, col permesso tacito di trasferirsi in piazza San Michele. Ma l’abitudine degli ambulanti di parcheggiare i mezzi di trasporto della merce fin dentro la piazza, ha invitato altri residenti maleducati a utilizzare, la sera, la stessa come grande parcheggio, limitando gli spazi ai giochi dei bimbi.

Piazza Yenne. È il caso più clamoroso in città. Un tempo era il luogo di ritrovo degli stampacini. Fiorai, vasai e ambulanti vari, da sempre occupavano una vasta porzione della piazza nel tentativo di intercettare i clienti del mercato di Santa Chiara. Ma la sera tutta la piazza era di tutti. Con la riqualificazione e la pedonalizzazione della strada che porta a Santa Chiara, pian piano le attività commerciali sulla piazza si sono omologate e oggi fanno fortuna bar, ristoranti, pizzerie e gelaterie. Tutti coi tavolini, coi quali guadagnano, danno lavoro, offrono un servizio ai turisti e rispettano la legge. Ma l’aspetto è stato stravolto. Una lunga sequenza interminabile di tavolini e ombrelloni occupa tutta la parte davanti alla strada pedonalizzata, tanto da rendere impossibile, la sera, un attraversamento trasversale. Non solo. L’agorà stampacina ha dovuto piegarsi alle esigenze dei tavolini e non viceversa. Perché per far posto ai tavoli all’aperto, le panchine in ghisa davanti ai bar, che da un secolo mantenevano quella precisa collocazione, sono state spostate in altri punti. Alterando la geometria (erano simmetriche a quelle del lato opposto), e la godibilità delle stesse che all’ombra dei ficus garantivano ristoro ai passanti, attualmente invece esposti al sole per colpa dell’attuale posizionamento. E così se gli abitanti prima erano i protagonisti della piazza, oggi, quelli che ancora la frequentano, sono tutti comparse.

Di sicuro pedonalizzazioni e tavolini hanno migliorato il centro storico. Chi ci ha vissuto ricorda bene che, ancora negli anni ’90, piazza Yenne, la salita Santa Chiara e le viuzze della Marina erano luoghi bui, poco invitanti e poco raccomandabili. Lo stop al traffico delle auto in Marina (una delle rare scelte coraggiose del sindaco Floris) ha contribuito al decoro e la miglioramento del rione, convincendo anche i ristoratori che all’inizio avevano mostrato scetticismo e dato battaglia.

È accaduto anche in piazza del Santo Sepolcro, uno degli angoli più suggestivi e romantici del centro storico. Un gruppo di genitori ha chiesto, con un tam tam su facebook e rivolgendosi alla stampa e alle istituzioni, che la piazza dalle 16 alle 20 venga lasciata libera senza tavolini, ombrelloni o altro per consentire ai bimbi di giocare. Un compromesso ragionevole e auspicabile. Prassi che appare agevolmente replicabile in altre parti della città.

Perché la nuova sfida che Zedda deve affrontare è quella dell’equilibrio. Lunga vita ai tavolini fino a tarda notte, ai turisti e agli imprenditori onesti che si ammazzano di lavoro. Ma la città non può cedere alle lusinghe degli introiti garantiti dalle occupazioni del suolo pubblico e sacrificare, nel nome dell’occupazione e del turismo, la propria anima, quella dei bimbi che giocano e dei genitori che crastulano. In tanti si aspettano che l’amministrazione coinvolga i cittadini e li inviti a giocare un ruolo da protagonisti nei processi di trasformazione della città. Un ruolo pari a quello giocato oggi da baristi e turisti.