Barbara Argiolas (Attività produttive): possiamo diventare la città del benessere
L'assessore fa i conti con la crisi ma sogna il turismo
Sogna «una fusione perfetta»: commercio, turismo e la città «del benessere», quella che gli americani chiamerebbero slow city , «dove lo stile e la qualità della vita diventano un marchio vincente». Ma in tempi di crisi ci sono prima da fare i conti con lo sbandamento dei mercati civici, con le vie dello shopping sempre più in disgrazia, con le attività produttive messe in ginocchio dal caro-affitti e da un prelievo fiscale asfissiante: «Questa stagione così difficile non aiuta a volare troppo alto», ammette Barbara Argiolas, da due anni assessore al Turismo e al Commercio nella Giunta guidata da Massimo Zedda.
È davvero tutto così nero?
«È un brutto momento, inutile negarlo. Non è facile avventurarsi nei grandi progetti, quando ci sono da fare i conti con le difficoltà quotidiane delle aziende in crisi, dei troppi commercianti costretti a chiudere».
C'è la crisi, ma il sistema del commercio cittadino appare incapace di reagire.
«A monte ci sono vari fattori che hanno cambiato la storia produttiva di questa città».
Cioè?
«I negozi tradizionali se la sono dovuta vedere con la concorrenza spietata dei centri commerciali».
È successo dappertutto: un'evoluzione naturale e internazionale.
«L'emorragia di abitanti ha fatto il resto. È ovvio che migliaia e migliaia di residenti in fuga verso l'hinterland sono clienti in meno nei negozi del centro».
Quelli che però hanno ballato a lungo sul Titanic.
«In che senso?»
Continuando a vivere dei fasti degli anni Settanta e Ottanta.
«Purtroppo i tempi sono cambiati».
Ma in città si vedono ancora le serrande abbassate dalle 13 alle 17. Come in Messico.
«La mentalità sta cambiando, ma non si può usare il colpo di bacchetta magica. In ogni caso il problema degli orari di apertura spesso è legato agli altissimi costi di esercizio».
Altissimi anche per via di un caro-affitti insostenibile.
«Purtroppo è un problema, soprattutto nei locali commerciali del centro».
Molti proprietari preferiscono tenere chiuso, pur di garantirsi i canoni alti.
«Vogliamo intervenire su variabili come la Tares, che possano alleggerire il peso sui commercianti. Mentre l'Imu va a colpire le rendite passive».
Via Dante e via Garibaldi sono in agonia.
«Stiamo lavorando per un rilancio di tutto il tradizionale percorso commerciale del centro, da piazza Repubblica fino al Teatro Massimo
In che modo?
«Di sicuro con un restyling delle strade, che arriverà nel più breve tempo possibile. Serve una ristrutturazione che renda più gradevole il percorso dello shopping».
Un inizio, ma non è detto che basti.
«Stiamo lavorando a tante iniziative, che favoriscano le passeggiate in centro. Per esempio stanno per tornare le Notti colorate».
I giovedì estivi?
«Sì, riproporremo lo schema dell'anno scorso: ha dato molte soddisfazioni, col circuito virtuoso shopping, spettacoli e musei».
Perché non vedere le vetrine illuminate tutte le notti di luglio e agosto?
«Sarebbe suggestivo e accattivante nell'ottica del turismo. Ma si torna a monte, ai costi di gestione elevati. I commercianti non riescono a tenere aperto per troppe ore».
Allora qual è la ricetta per portare i turisti a Cagliari?
«Cagliari non può contare sul Louvre o gli Uffizi per catalizzare l'attenzione dei turisti, può giocare carte uniche e altrettanto vincenti».
Quali carte?
«È una città dove si fondono l'ambiente (a partire dal mare per arrivare a un ecosistema strepitoso come Molentargius) e lo stile di vita. I ritmi e la qualità delle giornate possono regalare il benessere tipico di una città slow , dove si gusta tutto lentamente, dove si può vivere bene».
Non lo sanno in tanti che Cagliari è così.
«Perché è sempre mancata una campagna promozionale adeguata, un lancio dell'immagine in grado di agganciare i circuiti internazionali del turismo».
Dovreste farlo voi.
«Dovrebbe farlo la Regione, dovrebbe lavorare per cancellare il messaggio Sardegna cara e anche irraggiungibile con i trasporti via terra e via mare sempre a rischio».
Il Comune cosa propone?
«Dovrebbe esserci una sinergia forte tra il sistema politico, quindi la Regione, quello degli enti locali e quello delle aziende».
C'è un obiettivo preciso?
«Dobbiamo far diventare la nostra città un centro attrattore di turisti, la destinazione finale dei viaggiatori».
Cagliari è ancora solo un puntino nel Mediterraneo.
«Questo è il nodo da risolvere. Cagliari deve proporsi innanzitutto come centro trainante di tutto il sud-Sardegna. E in questo senso abbiamo lanciato il progetto». Visit South Sardinia , con un percorso virtuoso che va da Villasimius a Chia, tra mare, lagune, cultura e movida».
Dall'altra parte del mare molte nazioni corrono come treni. Il Marocco, la Croazia, la Turchia.
«Per questo dobbiamo anche allargare in fretta gli orizzonti. Guardando anche a tutto il Mediterraneo, con un'offerta integrata. Basta immaginare come ci vedono gli americani».
Come?
«Noi parliamo tradizionalmente di Caraibi, loro ora vedono il Mediterraneo nel suo insieme. Cagliari e la Sardegna non possono farsi trovare fuori rotta».
Si guarda al turismo ma in città gli Infopoint sono chiusi.
«Sono nati con i cantieri regionali e avevano una funzione temporanea, stagionale. Contiamo di riattivarli col nuovo bilancio, ma con modifiche fondamentali».
Tipo?
«Non servono tanti Infopoint ma un ufficio del turismo, più strutturato e articolato».
Una città turistica dovrebbe puntare di più sui mercati civici.
«Stiamo rivitalizzando quello di Santa Chiara, con un'area dedicata proprio ai turisti, con la vetrina dei nostri migliori prodotti agroalimentari».
Il mercato di San Benedetto ha troppe potenzialità inespresse.
«Una svolta potrà arrivare con l'apertura dei parcheggi al Parco della musica, ma servirebbe anche una maggiore sinergia tra gli operatori. Devono allearsi, stare insieme, credere in una promozione condivisa».
Ha altri tre anni di tempo: che città sogna?
«Quella che si rimbocca le maniche, si lancia verso il turismo e trova una nuova via di sviluppo. Con una sinergia virtuosa tra politica, imprenditori e cittadini».
Giulio Zasso