Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Troppo caos, vendo casa»

Fonte: L'Unione Sarda
14 giugno 2013

C'è chi si arrende e lascia il quartiere. Dai locali: «Rispettiamo le regole»

 

Movida alla Marina, i residenti vanno all'attacco



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Si è già rivolta all'agenzia immobiliare: «Ho messo la casa in vendita. Sono costretta ad andar via». Patrizia Piga ormai è rassegnata: «Amo il quartiere e amo casa mia, ma devo sopravvivere». Abita in via Sardegna, «dormire è impossibile al primo piano con i tavolini dei locali a un metro dalle finestre». La protesta corre veloce tra le stradine della Marina: «Non ne possiamo più, la situazione è diventata insostenibile». È l'altra faccia del vecchio centro storico che ha cambiato pelle. L'exploit degli ultimi anni ha portato una nuova vitalità nel quartiere, ma molti residenti fanno fatica ad abituarsi ai ritmi imposti dal popolo della notte.
BOTTA E RISPOSTA «Siamo stufi, è così ogni anno quando arriva la bella stagione», replica Gianni Carboni, titolare del caffè Savoia «Chi ha qualcosa da dire deve rivolgersi agli enti preposti, noi chiudiamo all'una». La guerra dei decibel riaccende gli animi. «Sto pensando di trasferirmi, qui non si può più stare», polemizza Maria Loddo, residente in via Napoli da vent'anni. «Quando sono arrivata il quartiere era diverso. Negli ultimi tempi si è trasformato», racconta. «La notte non si dorme più, i locali fanno chiasso sino alle cinque del mattino». E poi domanda: «L'amministrazione misura la città in chiave turistica, e noi residenti che paghiamo l'Imu e le tasse come dobbiamo fare?». Enrico Marras abita sotto via Manno: «Forse l'ultima notte decente è stata nel 2009, da allora vado avanti a gocce e pastiglie». Dall'altra parte della barricate le cose si vedono in un altro modo: «Non mi pare ci sia tutta questa confusione», minimizza Lorella Monni, responsabile del ristorante La Gobbetta di via Sardegna: «Basterebbe essere un po' tolleranti». E Davide Siddi, titolare di Neverfull, si spinge più in là: «È giusto che ci siano regole sui volumi, ma credo che la movida notturna sia un compromesso indispensabile se si vuol rendere Cagliari una città turistica».
I RESIDENTI PROTESTANO Dai balconi delle scalette Santa Teresa sventolano lenzuola con frasi rabbiose: Grazie al sindaco per le magnifiche notti in bianco , accanto Lavorare non è calpestare i diritti altrui . Nella palazzina di fronte: A.a.a. cercasi regole, basta schiamazzi notturni . Pina Abis è affacciata: «La Marina è cambiata, non si può più stare». Maria Laura Ferru tiene a precisare: «È una lotta per la legalità non una guerra ai pubblici esercizi». In mano ha una sfilza di carte: «Il piano comunale di zonizzazione acustica nel centro storico fissa i limiti di rumorosità dalle 22 alle sei a 50 decibel», spiega. «Non vengono rispettati. Li abbiamo misurati, sono arrivati anche a 80».
DA QUATTRO ANNI La battaglia dei residenti più infastiditi è iniziata nel 2009, col sindaco Emilio Floris. A quel tempo un gruppo di residenti aveva consegnato un documento di denuncia. Tre anni fa l'interrogazione al primo cittadino per i problemi di inquinamento acustico creati dagli impianti dell'Hostel Marina. Nel 2010 un altro documento in Comune. Anche questo senza risposte. Nel frattempo Floris ha passato il testimone a Zedda. La lotta non si è fermata. Il 23 settembre del 2011 è nato il comitato “Rumore no grazie”, con un gruppo di residenti esasperati dalla movida. A seguire numerose richieste di confronto con l'amministrazione e di interventi per risolvere la situazione di disagio. Fino alle cinque denunce alla questura per turbativa alla quiete pubblica in piazza e via Savoia, via Baylle e nelle scalette di Santa Teresa.
LE CARTE BOLLATE «Ogni richiesta è stata finora disattesa. Il sindaco sta a guardare», accusa la Ferru. «Non esistono controlli né regolamentazioni», aggiunge Stefano Marongiu, vicepresidente del Comitato. «Si vive malissimo, dormo al massimo quattro ore a notte. È così dal giovedì al sabato». Anche lui come tanti ha pensato di vendere e andar via: «Sono andato all'agenzia, la mia casa è svalutatissima, l'hanno valutata 40 mila euro in meno di quando l'ho comprata». Poi sveste i panni da residente e indossa quelli da proprietario di un piccolo bed & breakfast in piazzetta Savoia: «Anche i clienti si lamentano». Di arrendersi non hanno intenzione, si sono rivolti a diversi legali.
Sara Marci