Asili
Asili e scuole di infanzia, cruccio di mamma e papà in un città sempre più anziana che preferisce non avventurarsi tra pappe e pannolini. Tra i motivi per i quali a Cagliari va più l’anticonce zionale piuttosto che la gioia della piccola creatura, c’è il lavoro. Quello che non c’è e non garantisce agi al pargolo e quello che c’è e non garantisce tempo per educarlo quanto sempre più necessita il mondo. L’asilo nido (dai tre mesi ai tre anni) comunale, si dice da tempo, andrebbe sostenuto e rafforzato perché molti genitori non riescono (o non vogliono) assicurarsi quello privato.
La retta media mensile per un asilo comunale in città è di 144 euro, più 70 per la mensa con la spesa che incide mediamente del 6,7 per cento sul budget familiare (considerando entrambi i genitori lavoratori). Rispetto alle altre città italiane i cagliaritani sarebbero anche fortunati, anche se a Roma la quota per la pensione mensile scende ancora. Enrico Lobina, consigliere di FdS chiede chiarimenti in un’interrogazione. «Quante sono le risorse finanziate per gli asili e quali prospettive ci sono per i prossimi anni ».
Ma ancora è necessario capire «a quanto ammontano le spese sostenute da asili e scuole e quanto del contributo (comunale o regionale) sia stato speso o non speso». Insomma ciò che chiede Lobina è che ci sia più controllo, meno dispersione scolastica e «potenziamento dei servizi, visto ciò che pagano le famiglie». Per Peppino Loddo segretario generale regionale Flc- Cgil, gli asili pubblici sono troppo cari, i privati continuano a farla da padroni ed essendo la retta legata alle fasce di reddito delle famiglie c’è un asta vera e propria per avere i bambini, talvolta per pochi posti disponibili. Si deve investire sui servizi socio assistenziali». A Cagliari su 3258 piccoli alunni cagliaritani tra asilo e scuola di infanzia solo 433 sono in scuole di infanzia comunali, 1865 in quelle statali e 1230 vengono affidate alle strutture private, 27 in tutto. In particolare gli asili privati convenzionati dal comune per l’anno 2013-2014 sono sedici (le strutture di via Premuda e Piazza Pitagora sono state ugualmente affidate a privati) con rette che vanno da 440 euro mensili fino ai 500 euro. Ricapitolando, oltre alle quote per i genitori ci sono anche le convenzioni istituzionali che vanno ad accrescere il potenziale di asili e scuole dell’infanzia. «E tutta la Sardegna è nelle mani delle scuole materne private - racconta Loddo - perché la Regione stanzia per loro 20 milioni all anno, molto meno delle risorse per la scuola pubblica. L’ammi - nistrazione di Cagliari fa lo stesso con asili e scuole private, sostenendole a botte di milioni di euro». Tra i dati certi di Cagliari quelli che riguardano gli istituti religiosi. San Giuseppe Artigiano, Piazza Medaglia Miracolosa, le Suore Missionarie di via Cannelles, Caduti Grande Guerra e Sacra Famiglia di via Sanzio hanno avuto in tutto 1.150.00 euro per i servizi didattici e 253.183 per il servizio mensa. «Il pubblico garantisce la qualità formativa che nel privato porta a mettersi le mani nei capelli, il personale non è certo selezionato sulle logiche del pubblico concorso. Tutto a risparmio», denuncia Loddo. E Lobina chiede a sindaco e Politiche sociali di marcare la linea. Virginia Saba
IL CONSIGLIERE ESEMPI DA BOLOGNA E NAPOLI
Nell ’interrogazione, Enrico Lobina ricorda un fatto recente. «A Bologna il 26 maggio si è tenuto un referendum consultivo per le proposte di utilizzo delle risorse finanziarie destinate alla scuola dell’infanzia. Ha vinto l’opzione “scuole statali” su quelle private». Alla luce di questo Lobina chiede che non sia il caso di «aprire una discussione sulle politiche comunali riguardanti asili nido e scuole volto al miglioramento qualitativo e quantitativo della scuola pubblica con una progressiva diminuzione del finanziamento delle scuole private potenziamento delle scuole pubbliche». Ma c’è anche Napoli che con una sentenza della Corte dei Conti apre la strada «allo sforamento controllato di alcuni parametri del patto di stabilità». Nella delibera della Giunta di Napoli si consentiva la nomina degli insegnanti di scuola d’infanzia e asili nido nonnostante un buco nel bilancio. «Non si possono mettere in discussione i diritti costituzionalmente garantiti», si legge nella sentenza della Corte dei Conti riportata da Lobina.