La collaborazione fra Casa Falconieri e Belles Artes
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Lo straordinario corpus di incisioni di Giambattista Piranesi è stato visto da circa 2700 persone al Ghetto egli Ebrei; l'esposizione di grafica contemporanea che si chiuderà domenica al Palazzo di Città ha contato 6300 visitatori nello stesso periodo. Pur tenendo conto che quest'ultima mostra è affiancata da un'altra rassegna di arte moderna, si può constatare che l'arte grafica attuale vive un momento culturale particolarmente felice: sul solco dei maestri di ieri operano giovani portatori di nuova vitalità, la progettazione va allargandosi e raffinandosi, le forme artistiche si arricchiscono. E il pubblico risponde con sempre maggiore interesse.
Un'altra considerazione riguarda il modello. Il settecentesco Piranesi e i modernissimi autori dei quadri ospitati nel vecchio municipio di piazza Palazzo sono legati da un filo conduttore che molti frequentatori di mostre non hanno colto (o non erano adeguatamente informati), perciò dedicando preferenza al secondo dei due eventi cagliaritani.
Occorre fare un salto indietro per chiarire. L'anno scorso Casa Falconieri, associazione di ricerca e sperimentazione delle arti incisorie, si è fatta promotrice di un'iniziativa in collaborazione con alcune istituzioni artistiche di Bilbao, progettando lì un festival internazionale di incisione: la prima esposizione del “Premier Festival Internacional de grabado contemporaneo” ha stupito gli spagnoli, che hanno trovato al museo Belles Artes circa 150 incisioni originali del Piranesi, una piccola parte quelle che non molti mesi prima erano state recuperate (ritrovate) nell'antico palazzo della facoltà d'architettura di Cagliari. L'operazione ha visto unite, con l'atelier di Serdiana, le istituzioni cagliaritane più direttamente interessate: il Comune, le Gallerie civiche e il Dipartimento universitario di ingegneria e architettura. Si è così avviata con la Biscaglia un'alleanza culturale e progettuale: un'articolazione museale internazionale. Alla mostra di Bilbao è subito seguita - parallelamente - quella allestita nel Ghetto in Castello, protrattasi per sei mesi.
Ma le acqueforti del grande architetto e vedutista veneto sono state soltanto il punto di partenza. Anna Maria Montaldo (direttrice della Galleria comunale d'arte) e Gabriella Locci (Casa Falconieri) hanno ideato un momento di riflessione che unisse idealmente l'opera di Piranesi alla grafica contemporanea. Ed ecco nascere il progetto “Segni del paesaggio urbano (Il Piranesi ritrovato)”: dodici artisti di oggi (chi molto giovane, chi meno) hanno osservato ciascuno un particolare aspetto di Cagliari, rispecchiando le intime impressioni nella propria azione grafica. Il risultato è l'evidente frutto di una ricerca tecnica e artistica che parte dal datato modello estetico-architettonico per approdare a una riflessione moderna, inquieta, visionaria, criticamente affascinante. Si chiamano Andrea Casciu, Veronica Gambula, Vincenzo Grosso, Andrea Hilger, Caterina Lai, Ignacio Llamas, Gabriella Locci, Paolo Ollano, Roberto Puzzu, Giovanni Secchi, Alberto Spada, Andrea Spiga. Ognuno padrone di un'identità artistica, di uno stile, di una ricchezza di segno, di un effetto, di una prospettiva, di una matericità. Mostra da osservare con attenzione, per trovare in dodici diverse opere lo sviluppo di un'idea o impronta piranesiana.
Mauro Manunza