Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rossi Doria: un altro modello per la scuola

Fonte: L'Unione Sarda
10 giugno 2013


Leggendo Metropolitano
 

Se, come ripete Marco Rossi Doria, l'importanza di un argomento si misura con la qualità dell'attenzione che gli si presta, in Italia un calcio di rigore - era legittimo, glielo hanno regalato? - è questione ben più rilevante del precariato degli insegnanti, della dispersione scolastica, dell'utilità di ciò che s'impara tra i banchi. Non è che di scuola non si discuta, precisa il sottosegretario alla Pubblica istruzione, è che lo si fa in maniera frettolosa. E invece, ci vuole pazienza, ha detto l'altro ieri, al festival Leggendo Metropolitano (Chiostro Architettura), nel dialogo con Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, specializzata nella ricerca su istruzione e formazione. Per la complessità delle questioni e per i numeri del sistema scuola (800 mila insegnanti e otto milioni di studenti). Chi deve insegnare? Come, che cosa? La moglie di Rossi Doria insegna in una scuola dell'infanzia, nel quartiere Scampia a Napoli, e, per via della recente legge sui pensionamenti, dovrà farlo fino ai 65 anni d'età.
Ogni anno oltre 30 mila insegnanti di sostegno vengono licenziati a giugno per essere riassunti a settembre (il ministro, tuttavia, ha promesso che li stabilizzerà nel corso dei prossimi tre anni, assieme a 44 mila docenti). Il 18 per cento dei giovani abbandona la scuola, uno studente su cinque ha competenze insufficienti in lettura e solo il 5,8 per cento di essi si colloca nel livello più alto in tutte le competenze, contro i valori compresi tra il 9 e il 15 per cento di altri paesi europei.
La scuola ideale, come la immagina il maestro di scuola napoletano che s'infastidisce a sentir citare il modello Finlandia, scuola d'eccellenza che però esclude i disabili, i cittadini immigrati e i ragazzi “difficili”, è personalizzante, inclusiva, educante, di qualità. In questa direzione occorre lavorare, insiste il luogotenente di Maria Carrozza, valorizzando le buone pratiche e affrontando due questioni cruciali: la valutazione degli insegnanti e l'autonomia scolastica. Che lo Stato la smetta di fare il padre che regala il cellulare al figlio e poi lo chiama ogni ora per sapere dov'è. Gli studi sui sistemi scolastici dimostrano che la qualità delle scuole dipende dal livello di autonomia di cui godono.
C'è da dire che sono proprio gli insegnanti a diffidare dell'autonomia, a causa dei difficili rapporti con i dirigenti. Allo stesso modo, rizzano il pelo dinnanzi alle proposte di una valutazione del loro lavoro. Una verifica che dovrebbe riguardare tutti i gradi della gerarchia scolastica. Questa è la strada maestra, secondo Rossi Doria, per restituire dignità alla scuola e a chi ci lavora. Per i docenti deve valere quello che si dice agli alunni: una verifica è necessaria per capire come hai lavorato e per recuperare gli errori. Tant'è che i più bravi, tra gli alunni come tra i professori, chiedono sempre di essere interrogati.
Franca Rita Porcu