Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'Europa mette a dieta l'Isola

Fonte: L'Unione Sarda
29 maggio 2013

Nei prossimi 6 anni finanziamenti comunitari tagliati del 30%
La Sardegna si prepara alla cura dimagrante targata Bruxelles. L'Unione europea trasferirà meno risorse per il periodo 2014-2020. Si valuta che per i fondi regionali cosiddetti Fesr e Fse il taglio sarà del 30%. In sostanza, significa che da 1,3 miliardi di euro in dotazione per il 2007-2013 si passerà a circa 600 milioni a disposizione per lo sviluppo economico e l'occupazione dell'Isola.
IL CONVEGNO Le prime cifre sulla prossima programmazione comunitaria sono emerse durante la riunione annuale del Comitato di sorveglianza a cui hanno partecipato l'assessore regionale del Bilancio, Alessandra Zedda, il presidente del Crp, Gianluca Cadeddu, il direttore generale del ministero dello Sviluppo economico, Giorgio Martini e i rappresentanti delle principali associazioni di categoria.
LE INFRASTRUTTURE «La programmazione 2014-2020», commenta Zedda, «vista la limitatezza delle risorse comunitarie, dovrà necessariamente essere indirizzata su obiettivi strategici che caratterizzano la tipicità e l'identità della Sardegna, con un occhio di riguardo alle imprese e alle famiglie». L'impiego dei nuovi fondi sarà destinato», continua l'assessore, «anche a colmare il divario infrastrutturale con il resto della Penisola».
L'ENERGIA Grande attenzione sarà poi data alle politiche energetiche, «in particolar modo», prosegue Zedda, «valorizzando le fonti rinnovabili e la salvaguardia ambientale». La stella polare che guiderà la programmazione 2014-2020, spiega l'assessore, «sarà la crescita intelligente con un'economia più verde, più competitiva e che, allo stesso tempo, promuova l'occupazione».
IL RISCHIO Nella spesa dei fondi comunitari (Fesr) 2007-2013, la Regione Sardegna si ferma però al 49% della rendicontazione, ma supera il 50% per i pagamenti effettuati (679 milioni su circa 460 milioni rendicontati). Attualmente, il rischio di disimpegno è minimo e su 1,381 miliardi (tra 680 milioni di fondi Ue e cofinanziamento nazionale e regionale pari al 50%) al 31 dicembre si stima di “perdere” circa 3 milioni di euro. Preoccupato il presidente di Confcooperative, Carlo Tedde: «Dobbiamo avere tutti insieme un approccio non di parte, ma istituzionale, pur nella distinzione dei ruoli. Insieme dobbiamo guardare ai risultati su cui occorre puntare per il bene della Sardegna e per risolvere i problemi relativi alla programmazione 2007-2013».
LA BUROCRAZIA A frenare la spesa è soprattutto la burocratizzazione delle procedure e, in caso di appalti pubblici, i vincoli del patto di stabilità sulla parte del cofinanziamento nonché la mancanza di liquidità delle imprese che sono chiamate a contribuire ai programmi con risorse proprie. «In Italia siamo più indietro rispetto alla programmazione 2000-2006 e occorre spendere in fretta più del 60% delle risorse in un terzo del tempo disponibile», sottolinea Giorgio Martini, direttore del ministero dello Sviluppo economico. «La Sardegna con il 45-47% delle risorse spese è in linea con il resto d'Italia. Il problema semmai è che dal 1° gennaio 2014 ci si troverà davanti una sovrapposizione di risorse incredibile perché, oltre a questi fondi da spendere in fretta, occorrerà mettere in campo subito quelli del Piano di azione e coesione e programmare le risorse della programmazione 2014-2020».
I NUOVI INTERVENTI I nuovi interventi, che saranno esaminati nelle prossime sedute della Giunta regionale, saranno orientati su alcune macroaree quali la qualità della vita, l'inclusione sociale, il lavoro, la competitività, l'innovazione e la formazione. «Occorrerebbe», conclude Zedda, «cambiare il metodo facendo in modo che sia la domanda a trainare l'offerta e non il contrario».
Lanfranco Olivieri