Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il Comune rischia di perdere il 10% del bilancio

Fonte: La Nuova Sardegna
25 novembre 2008

MARTEDÌ, 25 NOVEMBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari



Transazione per 37 milioni firmata con Isgas Floris si rivolge alla Procura e resiste in giudizio



La rete del gas di città gestita per tredici anni «in via provvisoria»

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Una transazione firmata allegramente il 19 maggio 2005 obbliga l’amministrazione Floris a versare trentasette milioni di euro - il dieci per cento del bilancio - nelle tasche di Isgas, la società che fa capo alla Conscoop di Forlì, la stessa che da quasi tredici anni gestisce «in via provvisoria» il servizio del gas di città. Il ministero dei lavori pubblici sostiene il contrario: il privato sarebbe in debito di due milioni. Ma nell’atto transattivo firmato dagli uffici comunali in base a una delibera, la giunta ha riconosciuto un debito di quaranta milioni e si è impegnata formalmente a saldarlo una volta ottenuto un lieve sconto: tre milioni.
E’ una cifra da far impallidire un petroliere russo, evidentemente non il sindaco e gli assessori in carica tre anni fa. Almeno non in quel momento. Perchè adesso Floris, responsabile pieno della delibera e della scelta conseguente di pagare, ha deciso di provare la mossa della disperazione: prima si è rivolto all’avvocato Antonello Angioni perchè insieme al legale del comune Carla Curreli impugnasse l’atto di citazione in giudizio notificato all’amministrazione da Isgas, che chiede i soldi e li vuole subito. Poi, raccolte tutte le carte che riguardano la vicenda, le ha mandate al procuratore aggiunto Mario Marchetti nella speranza che scovi un reato, un’irregolarità, un sospetto sufficiente a rendere nulla la transazione di tre anni fa. Ma a parte reati in questo caso non configurabili, come la circonvenzione di incapaci, l’ipotesi che sia la Procura a salvare l’amministrazione dai propri svarioni è qualcosa di molto remoto. La società romagnola, che ha ottenuto l’appalto del servizio «in via provvisoria» per tredici anni malgrado una sentenza definitiva dei giudici amministrativi, ha in mano tutti gli assi: è stato l’avvocato Angelo Luminoso a elaborare il testo dell’atto di transazione. Sindaco e assessori l’hanno letto, approvato e sottoscritto senza farne controllare i dati di riferimento. In scioltezza, come se un’uscita non programmata di 37 milioni di euro fosse un problema di secondo piano. Peccato che dopo il ministero anche una società di consulenza abbia negato l’esistenza del debito.
Adesso bisognerebbe pagare e se non ci fosse da piangere per i soldi dei contribuenti cagliaritani questa storia meriterebbe di finire seppellita da una risata. Magari ci sarebbe da chiedersi come mai, con un contenzioso di questo livello in atto, la Conscoop - la società madre della controllata Isgas - sia riuscita ad aggiudicarsi anche l’appalto per la costruzione del parcheggio di via Manzoni. Ma queste sono cose da avvocati, la figura di cui la giunta Floris avrebbe avuto un forte bisogno quando si è trovata di fronte alla proposta transattiva avanzata da Isgas.
D’altronde un pasticcio come questo era prevedibile, perchè il cammino amministrativo del servizio per il gas di città è stato impervio fin dall’inizio. A bandire la gara fu il commissario straordinario Giuseppe Maniscalco, era il 1993. Avrebbe dovuto pensarci un esecutivo espresso da un’assemblea eletta. Ma il funzionario prefettizio si dimostrò molto attento, persino zelante di fronte a quel problema. La gara andò all’Isgas attraverso la Conscoop-Cis (Consorzio intercomunale servizi) di Forlì. Poi su ricorso della Medea di Bologna (ex Metanogas) il Tar annullò la gara perchè Conscoop-Cis non poteva gestire servizi se non a favore di comuni confinanti. Una sentenza tombale, che però non basta a fermare il Comune: stavolta è l’amministrazione Delogu a riconoscere come «pienamente legittimo» il contratto con il consorzio romagnolo. Così la Metanosarda viene fatta sgombrare dal deposito di Pirri per lasciare spazio al nuovo concessionario. Si va ancora al Tar, che dà ragione al Comune. Ma al giudizio finale - siamo all’11 gennaio 2000 - è il Consiglio di Stato a bocciare Conscoop-Cis «perchè la Cis non possedeva nè possiede a tutt’ora la capacità giuridica di partecipare alla gara e di risultare aggiudicataria del servizio». Come dire: Metanosarda aveva ragione.
Malgrado ciò Isgas va avanti: grazie a una scelta dell’amministrazione comunale gestisce in via provvisoria il servizio per ragioni di interesse pubblico. E Medea (ex Metanosarda, a suo tempo partecipata di Italgas) chiede tre milioni e mezzo di euro al Comune per crediti maturati ai tempi in cui era concessionaria della rete del gas.
Sono passati otto anni. Nel frattempo non solo Isgas - che non ha vinto formalmente alcun appalto pubblico - ha gestito il servizio della distribuzione del gas, ma si è fatta carico di realizzare la nuova rete destinata a diffondere il metano. I lavori si sono conclusi, con due anni e mezzo di ritardo, alla fine del 2006. Ed è da quel momento che Isgas ha cominciato a batter cassa. Legittimamente, perchè qui se qualcuno ha sbagliato oppure violato norme è il Comune, non certo la cooperativa romagnola che ha fatto soltanto i propri interessi. Che oggi reclama quanto i suoi legali ritengono sia dovuto da parte del Comune e quanto la giunta Floris, con una delibera da vita spericolata, ha ammesso di dover pagare. Così alla storia manca solo il finale. Con una probabilissima puntata intermedia: l’intervento della Corte dei Conti. Perchè se è vero che tra quanto il Comune è chiamato a pagare e quanto dovrebbe al contrario incassare la differenza è di 39 milioni di euro, non è detto che a sborsarli siano i contribuenti.