L'organizzatore dell'evento dell'ultimo weekend: «92 mila visitatori sono un record»
Fabrizio Frongia: «Un successo tra scuole e turismo»
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Come una ramadura che lascia petali di rosa sul selciato, così l'evento culturale dell'anno, ha lasciato sul lastricato della città tracce del passaggio di novantaduemila anime. Tanti i visitatori del successo numero diciassette di Monumenti aperti, complici un calendario ben programmato e un vento di maestrale teso come una battuta di Federer, che ha tenuto lontano i cagliaritani dal mare di maggio. Fabrizio Frongia, promotore della manifestazione, fa il punto e riflette con la sua squadra sul peso delle memorie del passato.
Eravate già abituati a grandi numeri, ma quest'anno avete aumentato le presenze da settantamila dello scorso anno a oltre novantamila, dato stimato alla chiusura ma non ancora ufficiale. Qual è stato il fattore di successo?
«Quello che ha funzionato è il tema dei bombardamenti del 1943 perché il ricordo è così radicato nelle famiglie e tra i nonni che hanno vissuto quei giorni, che pensiamo sia la chiave di lettura del successo. Avevamo già valutato in passato di creare un filo conduttore per dare un'anima più forte all'evento, ma l'occasione è giunta con le celebrazioni sui bombardamenti, su proposta dell'assessore alla cultura».
Con questa scelta avete ridotto il numero dei siti visitabili quest'anno, ma perché aprirli una sola volta l'anno?
«Il compleanno si celebra una volta sola e così deve essere per una delle manifestazioni più importanti, condivise e diffuse sul territorio regionale. Comunque sperimenteremo formule differenti in occasione dei vent'anni di vita di Imago Mundi».
I vostri registri firma rilevano le presenze ma sono inadatti per acquisire informazioni e definire un profilo del visitatore, così da valutare il reale gradimento ed eliminare le criticità, ma soprattutto per attuare una strategia mirata, ad esempio a fini turistici.
«Si è vero, ma è impossibile affidare al registro firme la richiesta di maggiori informazioni perché le code ai siti e la mancanza di un rapporto personale non facilitano l'acquisizione di altre informazioni. Però dai questionari che abbiamo sottoposto fin dal 2004, è emerso che lo zoccolo duro dei visitatori è formato da famiglie festose che partecipano per assistere alla visita guidata del proprio figlio o nipote».
Quindi il successo di Monumenti aperti è anche merito delle scuole, anche se molte tra queste sembrano essersi affezionate troppo ai monumenti scelti nelle prime edizioni?
«Alle scuole va senz'altro riconosciuto un grande merito e sono un contributo prezioso per la riuscita della manifestazione, però dovrebbero migliorare due aspetti. Il primo è quello di insegnare ai ragazzi a raccontare storie piuttosto che indottrinarli con tecnicismi e date, e l'altro è quello di cambiare sito per tenere vivo l'interesse dello studente e soprattutto del docente».
Monumenti aperti oggi può considerarsi un prodotto turistico capace di generare da solo una domanda e dunque reddito?
«Noi conosciamo il numero dei visitatori stranieri in visita ai siti, però non possiamo dire che la manifestazione generi un indotto in termini di aumento del reddito locale, anche se, in occasione della partnership con il thotel siglata in qualche edizione, possiamo dire di aver contribuito a prolungare fino a una settimana la permanenza dei turisti giunti in città per la sagra di Sant'Efisio.
Matilde Gianfico