Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Quando bombardavano nel diario mettevo un pallino

Fonte: L'Unione Sarda
16 maggio 2013

Il ricordo di Flavia Cocco Ortu, guida improvvisata per la mostra al Search
“Memorie dal sottosuolo”: Cagliari sotto le macerie
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«Prima della guerra indossavamo soprabiti eleganti e dopo cappotti di orbace». Sorride Flavia Cocco Ortu mentre indica le giovani a passeggio nel mese di gennaio in una Cagliari in bianco e nero. Una di loro è proprio lei negli scatti del 1942 e del 1947 che, assieme a tanti altri materiali forniti dai cittadini, sono confluiti nella mostra “Memorie dal sottosuolo”, allestita nel capoluogo isolano nei locali del Search (nel sottopiano del Palazzo Civico con ingresso nel largo Carlo Felice). La donna, una cagliaritana grande conoscitrice della propria città, ricorda gli anni verdi e gli anni del conflitto.
A destra delle foto il libretto universitario. «Studiavo Lettere, qui c'è scritto che non pagavo tasse in quanto figlia di richiamato». Poi abbandona la teca e sorride: «Ci sono anche i miei diari. Se viene glieli mostro». Ecco, è come il pifferaio di Hamelin. Non si può non seguirla sino a quelle quattro agendine sotto vetro che hanno registrato un mondo. «Sono le mie agende del 1940, del '41, del '42 e del '43. Siccome con la guerra non si trovava più nulla, gli appunti del '44 ho dovuto riportarli su quella del ''43». Una pausa. Poi esclama: «Scrivevo tutto, anche “Da Papà” per dire che andavo a trovare il nonno, che chiamavo così. Quando bombardavo mettevo un pallino. Ecco qui ce n'è uno, era il 26 febbraio 1943. La mattina ero andata a lezione».
Tesse parole del passato questa guida inaspettata, dolce e preziosa. Almeno sino a quando non va via con la sua accompagnatrice. Il pifferaio magico a tempo determinato se ne torna a casa e i diari di una ragazzina sono ancora là alla mercé di tutti gli sguardi, imprigionati in una teca, a testimonianza di una Cagliari che è stata ferita brutalmente dalle bombe scaricate dalle fortezze volanti americane. Che hanno significato morti, senza tetto, sfollati e fame sino alla rinascita della città. Molteplici scorci di vita fanno parte del percorso di testimonianze archivistiche e fotografiche. Non mancano quaderni, cartoline, manifesti. Persino oggetti personali. Per esempio c'era un pettine, oltre il pacchetto di sigarette e la carta di identità tra gli effetti personale di Giuseppe Melis, caduto sotto i bombardamenti del '43.
«La mostra ha una base scientifica dei documenti dell'Archivio ma è partecipata grazie agli abitanti che hanno risposto all'appello per la raccolta di queste memorie. Rispetto alle altre iniziative analoghe, qui l'unicità si ritrova nel dare conto di una serie di aspetti privati e intimi», afferma la curatrice Anna Maria Montaldo visibilmente soddisfatta. L'esposizione, visitabile ogni giorno, tranne il giovedì (dalle 9 alle 20) e realizzata dall'Archivio Storico Comunale, dalla Mediateca del Mediterraneo e dai Musei civici, è stata concepita come un'iniziativa in tre atti: l'attesa e lo scoppio, l'esodo e la ricostruzione. Trentamila i visitatori sinora, in realtà molti di più. «L'affluenza è altissima e per questo terremmo la mostra aperta tutta l'estate. Stiamo pensando di prorogarla sino a novembre», racconta l'assessore alla Cultura Enrica Puggioni, sull'iniziativa che piace ai visitatori e a lei per prima, «commossa dalle testimonianze emozionanti». Ancora la Storia? Si aggiunge, sino al 31 maggio, il progetto di archivio sonoro “La Radio dello spazio” dell'artista Valeria Muledda, composto dalla memoria storica di chi ha vissuto quei giorni (informazioni: laradiodellospazio@gmail.com).
È Storia in tanti mosaici la mostra al Search, in cui agli aspetti della tragedia si affianca tenace desiderio di continuare. Lo si vede in cartoline, in foto, i quaderni che per noia diventano giornalini di paese. Cagliari, che ha visto 40 mila senza tetto e il patrimonio edilizio distrutto al 70 per cento, diventa un grande cantiere e si rimette in piedi con entusiasmo immenso. Si riprende a fare sport e gli atleti della Rari Nantes compaiono in foto. Riaprono i cinema e teatri. Riprendono i bagni al Poetto e quelle passeggiate in via Roma che i cagliaritani hanno sempre amato. Il cappotto è d'orbace ma la vita riprende a sorridere.
Manuela Vacca