RENZO ARBORE
Arbore, avanti tutta. L’Orchestra Italiana, fondata dallo showman, cantante, musicista, conduttore televisivo, radiofonico e quant ’altro, compie ventidue anni. E, dopo la tappa di Sassari, l’allegra compagnia “arboriana” festeggia il suo anniversario anche a Cagliari, stasera, alle 21, al teatro Lirico, nel cartellone del festival “La musica che gira intorno”, targato “La Via del Collegio”. Più di due decenni di successi, ininterrotti, riscossi a qualsiasi latitudine del globo, Stati Uniti, Asia, America Latina. In programma, anche nel concerto cagliaritano, le canzoni classiche del repertorio napoletano (l’Orchestra omaggerà il maestro Roberto Murolo a dieci anni dalla sua scomparsa), i “brani della memoria” e le immancabili sigle dei più famosi programmi televisivi firmati dallo showman foggiano, innamorato, da sempre, di Napoli.
Allora, Arbore, va bene l’amore per la canzone partenopea, ma quale è il mix vincente per essere così acclamato nel mondo con la sua Orchestra? «Lo spettacolo non solo non delude ma entusiasma, sia nella parte concertistica, in cui si rivisitano le canzoni napoletane, ma anche nella parte più legata all’intrattenimento», risponde. «Quando ho deciso di formare l’Orchestra Italiana ho pensato di concepirla come “spettacolare ”, per mettere in luce non tanto il mio talento, ma quello di tutti i musicisti». Musica e divertimento, relax e risate, ecco la ricetta. «E dare di più rispetto a quello la gente si aspetta, come ho sempre cercato di fare anche nelle mie imprese radiofoniche e televisive», sottolinea il buon Renzo. Che ha veramente fatto la storia della radio e della tv in Italia. Programmi come “Alto gradimento”, “L’altra domenica”, “Quelli della notte”, “Indietro tutta”, hanno creato personaggi, tormentoni, canzoni, Marenco, Bracardi, Benigni, Pazzaglia, Ferrini, Frassica (ancora impareggiabile la sua parodia del “bravo presentatore”), solo per citarne alcuni. Fra le Ragazze Coccodè e il Cacao Meravigliao. Le sue trasmissioni, ancora attuali, fra quelle più replicate in tv. «Questo dimostra che sono sempreverdi», dice Arbore. «La televisione che si fa oggi è “usa e getta”, non può essere replicata. È un prodotto commerciale, una “fast tv”, come un fast food: viene ingerita e via».
La formula “arboriana”: nei suoi programmi mai, o quasi, satira politica e imitazioni di personaggi dell’epoca. Impallinare tic, mode, vezzi, vizi, quello sì. «Ho fatto una televisione da conservare. Nella trasmissione che va in onda adesso, il sabato in seconda serata, “L’altra”, curata da Giovanni Minoli, si capisce che la mia tv è ripetibile. A futura memoria, ecco » .
SARDEGNA, UN VECCHIO AMORE
Arbore, grande intrattenitore, e musicista. Ha inventato programmi dove la musica la faceva da padrona. “Speciale per voi” (1969-70), metteva spesso alla gogna i big della canzone di quel momento. «C’era lo spirito del tempo in quella trasmissione, la contestazione giovanile. Oggi sarebbe impossibile, i divi non lo accetterebbero ». Oppure “Doc”, «ricchissima di tesori inestimabili, jazz, rock, soul, pop». Con le esibizioni di musicisti del calibro di Miles Davis, James Brown, Joe Cocker, Dizzie Gillespie, Pat Metheny. «Grandi nomi fotografati al meglio della loro creatività. Peccato, non si è più ripetuto». Ma allora non ci sono più spazi per la tv di Arbore, quella con t maiuscola? «Non c’è più quel tipo di artisti che dico io, bravi improvvisatori. Oggi ci sono ottimi professionisti, ma pochi sono in grado di improvvisare. Ho sempre amato fare “jazz parlato” nelle trasmissioni: la capacità di inventare sul momento». Adesso si diverte ad esplorare la rete, con renzoarborechannel. tv, «dove metto gemme preziose, che appartengono alla tv d’autore». Il rapporto di Arbore con la Sardegna: «Nasce ai tempi di “Travolti da un insolito destino...» della Wertmuller (la protagonista, con Giancarlo Giannini, era Mariangela Melato, sua “storica” compagna, recentemente scomparsa, ndr)». Ha trascorso un mese e mezzo fra Cala Gonone e Cala Luna, “luoghi incredibili”. Di Cagliari dice che è «una delle città più vivibili del nostro Paese ». «Ci devo venire più spesso: vuoi mettere, poter lavorare e andare a fare il bagno al Poetto. Come Copacabana a Rio de Janeiro». Massimiliano Messina