La città si divide in due
È bastato l'annuncio per scatenare un dibattito infuocato: «Niente stadio, niente Anfiteatro, niente baretti, niente Capodanno, né luminarie. Nella Cagliari del no a tutto è giusto anche un no al gay pride», scrive Andrea sul web. «Un po' di meritata gloria per il nostro sindaco. Un'altra perla sul suo operato. Quanti giorni mancano alle prossime elezioni?», ironizza Papo. I commenti aumentano a vista d'occhio. La città sembra spaccarsi in due: da una parte della barricata i conservatori, dall'altra gli innovatori. «Non ho niente contro i gay, ma in questo momento le priorità sono altre», polemizza Margianim. Crilly rivendica «le tradizioni sarde, rigorosamente in limba sarda», e Gela la definisce «una carnevalata di pessimo gusto».
Sul sito dell'Unione Sarda la polemica è accesa. «Zedda ha concesso l'uso del Poetto, spazio pubblico dei cagliaritani. Già che c'era poteva concedere Sa Scaffa, luogo altrettanto nobile», si legge tra i post. «Amici gay, siate seri, distinguetevi per altre vostre virtù, di questo gay pride non avete bisogno», aggiunge Misterdigex. La decisione dell'amministrazione di patrocinare la manifestazione fa discutere anche in via Roma, e qualche consigliere dell'opposizione storce il naso. «Il Comune dovrebbe battersi accanto a tutti i deboli della città. Non siamo pronti per iniziative di questo tipo», sostiene Gianni Chessa, rappresentante dell'Udc.
Barbara Argiolas, assessore alle Attività Produttive, precisa: «Il patrocino del Comune è puramente simbolico e a titolo totalmente gratuito». Ballaghei domanda in rete: «I signori Arc&c hanno fatto la colletta anche per i vigili urbani che si occuperanno del servizio d'ordine?». La Argiolas commenta: «Si tratta di persone che non riescono ancora ad accettare le diversità, è preoccupante». Francesca Ghirra, presidente della commissione Cultura, le dà man forte: «Estendere i diritti di tutte le persone non lede la libertà di nessuno, ma consente di creare le basi per una società migliore». (sa. ma.)