Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nel regno della contraffazione

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2013


COMMERCIO. Tra il largo Carlo Felice e via Roma si moltiplicano le denunce
 

Sale la tensione tra abusivi e commercianti in regola
La mattina presto, dicono i commercianti regolari, non si fanno più vedere. Cominciano a farsi vivi dopo mezzogiorno, magari quando la presenza delle forze dell'ordine è meno pressante rispetto alle altre ore. E sono tanti. Arrivano, stendono i loro asciugamani, piazzano la merce e cominciano a vendere. Ma sempre attenti a chi li sta controllando. Perché appena sentono qualche pericolo scappano via a gambe levate, e prenderli non è affatto semplice. Sono i venditori ambulanti del Largo, che ultimamente si stanno posizionando anche in piazza Yenne e quando piove si spostano nei portici di via Roma, luogo più riparato.
LE DIFFERENZE La contraddizione salta agli occhi: da una parte questi ragazzi, senegalesi e pakistani vittime di organizzazioni che li sfruttano, e che vendono merce contraffatta. Dall'altra i negozi, il commercio sano, in regola. Quelli che pagano l'affitto del locale, tasse varie, che fanno gli scontrini, che assumono i dipendenti pagando loro ferie e contributi vari. E che non ne possono più di questa situazione. Ultimamente, dicono, i venditori abusivi se la prendono con loro quando arriva la Polizia Municipale. «Li avete chiamati voi», accusano. Ogni giorno va avanti quella che assomiglia sempre di più a una guerra tra poveri, da entrambe le parti.
LA PIOGGIA Gli abusivi arrivano in tarda mattinata, ma il cielo promette pioggia e allora preferiscono sistemarsi quasi tutti nei portici di via Roma. Si vende di tutto: dalle borse agli occhiali, passando per i souvenir della Sardegna, giacche e magliette, borselli. Tutto rigorosamente con marchi contraffatti: Prada e Liu Jo soprattutto, ma anche Louis Vuitton. Solo in due si mettono nel Largo, a vendere più o meno la stessa merce.
I TAVOLINI Scena impressionante nei portici, di fronte a un bar di via Roma: un pakistano posiziona il suo tavolino dove espone decine di occhiali da sole. Tutto in nero ovviamente: nessuna licenza, senza parlare della tassa sul suolo pubblico. A fianco, pochi passi, ci sono i tavolini del bar, che costano ogni mese al proprietario del locale fior di quattrini, che bisogna giustamente pagare al Comune. Una situazione che un commerciante non può accettare, soprattutto in un periodo come questo dove la crisi del settore ha toccato livelli mai visti prima.
I PREZZI Cinquanta euro per una borsa Prada, 40 per una Liu Jo. Quarantacinque per una giacca primaverile sempre Prada, mentre per una borsa Louis Vuitton c'è chi chiede anche 60 euro. Occhiali a 7 euro, ricordini dell'Isola 1 o 2 euro. Ma sono tutti prezzi fasulli, perché basta contrattare per far scendere il prezzo. Si può arrivare anche a venti euro per le borse. «Compra adesso, ti conviene, che magari fra cinque minuti non ci sono più» spiega un ragazzo senegalese sulla trentina. Un pakistano, invece, prima dice quanto costa la borsa, poi la apre e sottolinea: «Vedi, c'è il marchio ufficiale, questa è merce autentica». C'è ancora qualcuno che ci casca.
Piercarlo Cicero