Applausi al Teatro Lirico per lo Shubert espressivo e nitido proposto dal direttore
Neanche cinquant'anni separano “Alfonso und Estrella D. 732”: ouverture di Franz Schubert dal “Concerto in do maggiore per oboe e orchestra” K. 314 di Wolfgang Amadeus Mozart. Ma né l'Europa né Vienna, che tanta parte ha avuto nella vita dei due musicisti, sono più le stesse. Le musiche esprimono ideali di due mondi artistici del tutto differenti. Un messaggio che Hubert Soudant ha ben chiaro. E sul palcoscenico di via Sant'Alenixedda, che già tante volte lo ha ospitato negli scorsi anni, torna a proporre il suo particolare punto di vista interpretativo alla guida dell'orchestra e del coro del Teatro Lirico cagliaritano.
Abolito il podio, fianco a fianco alle prime parti dei violini e delle viole, marca le differenze tra universi musicali cresciuti all'ombra della stessa città. Del Concerto per oboe e orchestra propone una lettura classica, di elegante sobrietà e trasporto, dove emerge la voce solista dell'oboe di Alexei Ogrintchuke. Voce suadente e persuasiva, flessuosa nel ripercorrere i tratti di un concerto di preziosa rifinitura con suoni curati, tecnicamente ineccepibili, legati da un fraseggio di grande espressività.
Ma il discorso personale di Soudant si articola con maggior agio e ampiezza indagando sull'interesse di Schubert per il teatro musicale. Parte così da “Alfonso ed Estrella” per approdare alle musiche di scena di “Rosamunde, Fürstin von Cypern” (dramma romantico scritto da Helmine von Chézy nel 1823). Un modo di contraddire l'affermazione ricorrente secondo la quale il teatro sarebbe stato un genere estraneo alla natura e agli interessi di Schubert.
Nell'ouverture “Alfonso und Estrella” Soudant esalta l'enfasi e l'intreccio delle parti orchestrali, dà forza e respiro alla complessità del discorso. Un punto di vista ripreso nel grande affresco di “Rosamunde”, dove esplora tutte le diverse istanze espresse da Schubert, mettendo in risalto ora la veemenza ora la delicatezza delle melodie. E in “Rosamunde”, summa di sinfonismo e vocalità che porta a fianco all'orchestra il coro di Cagliari, dà incisività e valore discorsivo agli entr'acte, intervalli strumentali tra gli interventi corali. Attardandosi in delicati interludi tra cui si inserisce la romanza del solo.
Affidato alla voce del mezzosoprano, il cammeo interpretativo di Marina Comparato ha la delicatezza di un lied di cui esprime la stessa inclinazione poetica. La conclusione è affidata allo spirito bucolico del coro di cacciatori e cacciatrici, nel rincorrersi di voci e strumenti in vivace incedere che accompagna verso un finale di bell'impatto, condotto con mano leggera e spinto gradatamente, con un crescendo suadente, nell'ultimo balletto: un piccolo gioiello di espressività, cesellato con paziente lavoro e premiato dai tanti e calorosi applausi.
GRECA PIRAS
23/11/2008