Poetto
LUNGOMARE Continui furti nei baretti: spariscono sedie, arredi e liquori. I titolari si trasformano in guardiani e dormono in auto o si organizzano in ronde. Rimpallo sugli atti amministrativi
Notte al Poetto, terra di nessuno. Passano pantere e gazzelle di polizia e carabinieri, gli uomini a bordo controllano la zona. Ma a pattugliare non ci sono solo loro: da quando sono chiusi, i chioschi sono stati presi di mira dai ladri. E non solo dopo il calar del sole. Così i titolari si sono organizzati, ognuno a controllare la sua proprietà e gettare un occhio a quella del vicino. Prima dei sigilli della Procura, per vigilare, c’era chi dormiva dentro la struttura, che adesso è inaccessibile. Il proprietario da allora passa le notti dentro l’auto, con un occhio sempre aperto. C’è anche chi, a turno con i soci, passa a controllare la situazione almeno tre volte a notte. «Niente nomi, per carità, abbiamo già troppi problemi». Ma a sentire le storie raccontate stanno diventando frequenti le visite alle stazioni delle forze dell’ordine per la presentazione di denunce per furto. Da un chiosco alla quarta fermata sono sparite quaranta sedie, un altro è stato sfondato per rubare liquori. E quella della scomparsa delle sedie è una caratteristica comune un po’ a tutti. «Io ho antifurto e telecamere», dice Alessandro Cogoni, dalla Sella del Diavolo, «ma è vero, molti colleghi hanno subito furti». Il 20 aprile i carabinieri hanno bloccato all’ospedale Marino due ragazzi che avevano appena rubato bottiglie di alcolici da un baretto lì vicino. «Il problema esiste», dice Antonio Congera del Capolinea, «e purtroppo i chioschi senza manutenzione stanno decadendo».
IL NODO AMMINISTRATIVO I nastri bianco-rossi della capitaneria impediscono qualsiasi intervento. I titolari, oltre che essere indagati (e già condannati) per gli abusi, non hanno introiti. Quasi 200 dipendenti stagionali rimarranno senza lavoro, o ne dovranno cercare un altro. Nessuno sa di che morte dovrà morire. Demolizione coatta o smontaggio volontario (per il quale non tutti hanno i soldi) sono le ipotesi più probabili. La cartezza è l’estate senza servizi. Perché l’approvazione del Pul è lontana. Il piano di utilizzo del litorale non è ancora arrivato alla Regione: approvato a fine ottobre dal consiglio comunale sta viaggiando negli uffici dell’amministrazione cagliaritana tra osservazioni e controdeduzioni dei tecnici. Ma tutto si basa su una variante al Puc che è già stata stroncata dalla Regione e deve essere rivista, e l’iter è ben lontano dalla conclusione. Il Pul potrebbe, chissà quando, anche arrivare all’assessorato regionale all’Urbanistica, ma resta il nodo di questa variante giudicata in contrasto col Ppr, la trasformazione in zona G (zona per servizi generali) di parte dell’arenile. E i chioschisti aspettano, mentre gli operai tracciano 120 posti auto riservati ai residenti, anche quelli che hanno cortili interni, in vista della pedonalizzazione. La domanda che si fanno è: dove parcheggerà la gente comune? E. F.