di Luigi Coppola
Volevo occuparmi del giro ciclistico d’Italia, partito da Napoli nella speranza di riconquistare simpatie al mondo del ciclismo che vuole rinascere all’insegna della pulizia dal doping. Un ciclismo che vuole riconquistare credibilità e nuovi tifosi. Un giro d’Italia che esiste per la disponibilità della Rai a pagare un bel gruzzolo di milioni di euro per assicurarsi l’esclusiva tv, nella speranza di avere grandi ascolti e quindi grandi introiti pubblicitari, e per la disponibilità di molti Comuni ancora disposti, per essere sedi di tappa, a versare agli organizzatori l’oneroso obolo pur di garantirsi visibilità non solo sui canali tv della Rai ma anche sulle televisioni europee e mondiali. Anche cinesi visto l’interesse suscitato in Cina dalla partecipazione di un atleta dagli occhi a mandorla. D’altra parte il ciclismo è sport popolare, di grande sacrificio fisico, dove la fatica è molta per tutti, ancora maggiore per chi non ha i mezzi fisici del campione e rifiuta i ” trucchi ” del doping. Uno sport di grande umanità dove non si può fingere e dove la solidarietà è sempre stata, pur nelle rivalità dei campioni, un elemento significativo. Invece debbo trascurare oggi il giro ciclistico d’Italia per occuparmi di un altro ” giro” che francamente è meno esaltante e sfiora ormai il ridicolo: il giro d’Italia del Cagliari calcio alla ricerca di uno stadio da indicare in Lega calcio come stadio di casa per la prossima stagione. Mentre il Comune di Cagliari lancia segnali sempre più chiari sulla disponibilità a far rientrare il Cagliari calcio nel suo stadio naturale, il Sant ’Elia, la società rossoblù, ormai colpita da grave strabismo, riesce a guardare solo a Quartu Sant’Elena e allo stadio di Is Arenas (ma non aveva annunciato che quel progetto era ormai da abbandonare?) da una parte, e dall’altra a Trieste o, ultima indiscrezione, allo stadio di Reggio Emilia posto all’asta dal tribunale fallimentare per un importo di poco inferiore ai 4 milioni di euro. Rispetto ai quasi 10 milioni di euro spesi per uno stadio Is Arenas per di più non agibile, i 4 di Reggio Emilia sarebbero certamente un affare, anche se poi (come sempre accade nelle compravendite) sarebbe necessario chiamare i muratori per rifare i bagni, la cucina ed anche il pavimento e cambiare le serrature di sicurezza. La domanda però è: cosa se ne farebbe il Cagliari dello stadio di Reggio Emilia? I tifosi rossoblù, infatti, resterebbero sempre impossibilitati a seguire la squadra. O invece si tratta di una ulteriore mossa nella partita a scacchi che pure è aperta con il comune di Cagliari? In sostanza: lasciamo trapelare la notizia che vogliamo andare a giocare a Reggio Emilia, i tifosi protesteranno e o Quartu o Cagliari devono cedere sullo stadio. Siccome, però, su Is Arenas è in corso una indagine della magistratura e qualcuno ancora è agli arresti domiciliari, sembra evidente che il vero obiettivo rimane il Sant’Elia, concesso al Cagliari, però, alle condizioni poste dalla stessa società rossoblù. È una ipotesi ovviamente, se volete anche leggermente maliziosa. È l’unica ipotesi, tuttavia, che risponda ad una certa logica. Altrimenti non rimane che osservare in attesa di capire chi vincerà questo ormai noioso, dispendioso e francamente anche stupido giro d’Italia degli stadi.