La concessione sino al 2020 potrebbe saltare e bloccare il settore con le 900 imprese sarde
La minaccia arriva dai Piani di utilizzo del litorale dei Comuni
Una spada di Damocle pende sopra le teste degli imprenditori balneari sardi. Le concessioni prorogate fino al 2020 attendono i piani di utilizzo dei litorali da parte dei Comuni (i cosiddetti Pul), che potrebbero mettere in discussione il futuro, anche immediato, di 900 imprese sarde.
I RISCHI E il motivo è semplice. «Ci sono Comuni che stanno predisponendo piani in contrasto con la legge nazionale», commenta Alberto Bertolotti, presidente regionale del Sib, il sindacato italiano dei balneari. «Una normativa che ha stabilito, in accordo con l'Unione europea, lo slittamento della fine delle concessioni al 2020. Infatti», incalza Bertolotti, «almeno la metà delle amministrazioni locali sta lavorando per smantellare le vecchie concessioni già dal primo gennaio del 2014, visto che i piani sui litorali - come chiesto dalla Regione - devono essere finiti entro quest'anno. Il problema», aggiunge il presidente regionale del Sib, «è che le imprese devono poter operare, in regime di proroga, fino al 2020. Quello che prevedo è un contenzioso gigantesco, con il rischio di una paralisi del comparto, con seri problemi anche per i Comuni coinvolti».
LA REGIONE Secondo Bertolotti, il caos potrebbe essere evitato. La Giunta però deve intervenire. «La Regione ha delegato la gestione delle coste ai Comuni, stabilendo - esattamente il primo luglio 2010 - alcune linee guida in base alle quali stendere i piani di utilizzo dei litorali. Nel 2013, fra gennaio e marzo», spiega il presidente del Sib, «sono state fatte modifiche a queste linee guida in conflitto con la normativa nazionale, che come detto fissa la proroga delle concessioni al 2020». Il risultato è un pasticcio. «La Regione ha messo nelle mani di ogni Comune una pistola carica, con un proiettile puntato sugli attuali concessionari. Una buona metà delle amministrazioni locali», accusa Bertolotti, «ci vuole impallinare, nonostante questo lavoro lo facciamo da vent'anni, dando un'occupazione a migliaia di persone».
LA NORMATIVA I “guai” per le imprese balneari vengono da lontano. Nel gennaio 2009 la Commissione europea trasmise al Governo italiano «un documento di infrazione in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime». In altre parole, il rinnovo automatico e la loro durata illimitata risultavano in conflitto con il principio comunitario di libertà d'impresa.
Nel complicato incastro tra codice della navigazione, diritto demaniale e diritto comunitario era emerso, con grande preoccupazione degli imprenditori, lo spauracchio che già dal 2015 tutte le concessioni demaniali venissero messe a gara. Alla fine, però, è passata la legge che proroga le attuali concessioni demaniali sino al 2020, salvando di fatto molti piccoli operatori locali. «Dopo di allora, il mercato sarà aperto, sempre che i Pul dei Comuni non facciano nuovi pasticci», conclude Bertolotti. «Tuttavia, sarebbe auspicabile che la Ue riconoscesse la peculiarità del settore, evitando per esempio che un tedesco venga a gestire i servizi turistici nelle nostre coste».
Lanfranco Olivieri