Chioschi
LA POLEMICA I gestori dei baretti sono preoccupati alla vigilia della stagione balneare. Marci (Il Miraggio): «Voglio lavorare tranquillo». Congera (Capolinea): «La situazione è drammatica»
La Regione ha già silurato vari stralci del Pul stilato da palazzo Bacaredda, la bella stagione è arrivata e i baretti del Poetto – con l’unica eccezione de Le Palmette – sono sigillati dalla Procura. In una situazione da rompicapo, tra i proprietari delle attività sbarrate del lungomare c’è chi vuole giocarsi questa o quella carta. Ovvero: smontare e rimontare dopo aver avuto l’ok dai giudici, con l’augu - rio che entro l’anno il Comune promuova un Pul in parte già stroncato dalla Regione, o attendere la relazione del “saggio”, incaricato da via Roma, in merito alla cosiddetta “leggina salvachioschi ”, partorita dal consiglio regionale e bocciata dal sindaco Massimo Zedda. C’è chi accusa la politica di aver venduto fumo: «Se avessimo smontato prima, oggi non ci troveremo in questa situazione, la politica ci ha illuso, mettendo sul piatto soluzioni inutili», dice Piero Marci del Miraggio, «attendo che il Comune ci dica cosa ha deciso il consulente esterno, in caso di esito negativo chiederò il dissequestro del baretto, per smontarlo e rimontarlo, anche se costa molti soldi ». Antonio Congera, del Capolinea, è netto: «Una situazione drammatica, attendo l’interpretazione della legge regionale, so che il comune ha chiamato un avvocato esterno, mi auguro una risposta a breve. Si vive alla giornata. Buttare giù il chiosco e ricostruirlo? Anche volendo la spesa da affrontare è alta, con il baretto chiuso gli incassi sono nulli». Alessandro Cogoni, de La sella del diavolo: «Sono disposto a smontare e ricostruire il chiosco, se il comune vuole questo, spero di convincere la magistratura a levare i sigilli, sennò non posso smontare. Non voglio correre il rischio di perdere la concessione demaniale, è chiaro che, se mi sarà data l’autorizzazione a ricostruire, spero di poter salvare la mia stagione. Vuole fare così anche qualche mio collega, ma non tutti riusciranno a ripartire in tempo».
Paolo Rapeanu