«Turisti spaesati»
Non si placa la polemica per la chiusura degli Infopoint e la loro futura esternalizzazione. Dopo gli ex orientatori mandati a casa, ora anche gli operatori turistici criticano la decisione dell'assessore comunale al Turismo Barbara Argiolas e sparano ad alzo zero contro la gestione turistica del Comune.
«La settimana scorsa», racconta Paolo Angius, titolare di una pelletteria in via Garibaldi, «mi son preso un bel pezzo di carta e dalle 13 alle 14,30 ho segnato quanti turisti passavano davanti al mio negozio: ne sono passati 55 di questi 5 sono entrati e nessuno ha comprato. L'amministrazione si accanisce contro i commercianti dicendo che devono dare il buon esempio aprendo all'ora di pranzo, invece loro sono i primi che danno il cattivo esempio chiudendo gli Infopoint». Le sue affermazioni spiegano bene il pensiero comune a tanti operatori commerciali e turistici, preoccupati del nuovo corso deciso da Palazzo Bacaredda.
«Una città senza Infopoint è come un hotel senza reception», riassume Ivo Cappai, titolare di una società che organizza tour in segway in città, che poi spiega: «i turisti chiedono essenzialmente due cose: informazioni e assistenza. Quando domandavano qualcosa a noi, li mandavamo nella postazione più vicina». Ora non si può più e a sopperire a questa mancanza ci provano gli stessi commercianti. «I miei clienti si servivano dei chioschi e più di una volta mi hanno parlato della gentilezza e preparazione e nella capacità degli operatori di esprimersi nelle lingue straniere», afferma Stefano Marongiu, titolare di un Bed and breakfast della Marina. Un'altra penalizzazione rilevante riguarda la mancata pubblicizzazione dei servizi in città. «Organizzo vacanze studio in Sardegna e non ho altro modo di farmi conoscere tra i turisti che arrivano in città tranne che con gli Infopoint, che però sono stati chiusi», afferma Nadja Maffei.
A spaventare è anche l'esternalizzazione del servizio, cioè l'affidamento a privati. «I privati ci devono guadagnare: cosa faranno, chiederanno soldi a noi per lasciarci esporre il materiale?», è il dubbio di Maffei. Cappai si chiede: «Era una cosa che funzionava benissimo. Perché cambiarla se dava ottimi risultati?». (m.g.)