Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Bocciata la legge regionale, restano i sigilli ai 15 baretti

Fonte: La Nuova Sardegna
24 aprile 2013

 

Respinti dal tribunale del riesame tutti i ricorsi. I giudici: «Le nuove norme potranno valere per il futuro, ma non possono introdurre condoni mascherati»





CAGLIARI. Arriva una sonora e imbarazzante bocciatura per le due norme varate in fretta e in furia dalla Regione che avrebbero dovuto salvare i quindici baretti abusivi del Poetto dalla demolizione: nell’ordinanza con cui il tribunale del riesame presieduto da Claudio Gatti ha respinto i ricorsi presentati dagli avvocati Matteo Pinna e Francesco Ballero contro il sequestro preventivo delle strutture, i giudici stabiliscono che «i due atti normativi possono assumere rilevanza per il futuro, ma non possono incidere sui reati già commessi anche perché la legge regionale non può introdurre un condono edilizio mascherato». Il giudizio dei tre magistrati che compongono il collegio - gli altri due sono Ermengarda Ferrararese e Giorgio Cannas - è tombale e forse stavolta basterà a chiudere una questione diventata col passare dei mesi più politica che sostanziale. Restano dunque sotto sequestro preventivo i quindici baretti abusivi, che i titolari non hanno voluto smontare alla scadenza concordata con il Comune, il 31 ottobre dell’anno scorso poi prorogata al 31 dicembre. Il tribunale ha confermato «per la sua perfetta aderenza alle risultanze probatorie» l’efficacia della misura firmata dal gip Cristina Ornano su richiesta del pm Gaetano Porcu. Le motivazioni sono chiare e semplici: i baretti rappresentano volumetrie non autorizzate in un’area vincolata e di notevole interesse pubblico dove non è ammesso costruire un solo metro cubo, la data di scadenza stabilita per lo smontaggio non è stata rispettata e quindi sussiste pienamente il pericolo che l’attività illegale possa essere ripresa. Scrivono i giudici che «il rischio è reso particolarmente concreto non solo dal fatto dell’insistenza attuale dei manufatti sul litorale, compromettendo la bonificazione dell’ambiente, ma anche dal fatto che la maggior parte dei chioschi hanno proseguito senza soluzione di continuità la somministrazione di alimenti e bevande, con il conseguente perpetuarsi delle conseguenze di un elevato carico antropico in un’area particolarmente sensibile, anche nei mesi invernali».

Ora i proprietari dei chioschi potranno rivolgersi alla Corte di Cassazione, ma le speranze che i sigilli possano essere tolti in tempi ravvicinati sono davvero minime. Al contrario il titolare del chiosco-bar Le Palmette potrà rimettere in piedi la struttura perché è stato il solo a rispettare a puntino le disposizioni comunali, che poi sono quelle della legge. Ora si attende la demolizione degli ultimi due chioschi illegali rimasti in piedi: l’Emerson e l’Iguana, rimasti finora indenni per ragioni formali. Le ordinanze sono partite, è solo una questione di tempo.