Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Morbo di Parkinson, premiata la scoperta di un cagliaritano

Fonte: L'Unione Sarda
24 aprile 2013


UNIVERSITÀ.

Nuovo finanziamento al ricercatore Manolo Carta
 

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Con le sue ricerche ha svelato l'importante ruolo dei neuroni che producono la serotonina, un neurotrasmettitore cerebrale, nella comparsa delle discinesie, i movimenti involontari che condizionano pesantemente la vita dei pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Ora Manolo Carta, ricercatore dell'Università di Cagliari, ha ricevuto un nuovo finanziamento di 62 mila dollari per proseguire i suoi studi sulla malattia. Ad attriburglielo è stata la prestigiosa fondazione americana Michael J. Fox (l'attore di Ritorno al futuro colpito dalla patologia a soli 30 anni). Per Carta è il secondo finanziamento dopo quello ottenuto nel 2012 in collaborazione con Micaela Morelli, docente ordinario di farmacologia.
 

LA MALATTIA La malattia di Parkinson è caratterizzata dalla perdita dei neuroni che producono dopamina e causa serie difficoltà motorie ed è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa dopo l'Alzheimer.
LA TERAPIA La terapia farmacologica consiste nella somministrazione della levodopa, precursore della dopamina, e funziona molto bene durante i primi anni di malattia, consentendo ai pazienti di vivere una esistenza pressoché normale. Nelle fasi più avanzate della patologia, però, la levodopa perde gran parte della sua efficacia a causa della comparsa di effetti collaterali tra cui i movimenti involontari, noti come discinesie, sono i più problematici.
 

LA SCOPERTA Nei suoi studi precedenti, condotti all'Università svedese di Lund, dove ha lavorato per 7 anni, Carta - ricercatore di Fisiologia del dipartimento di Scienze Biomediche ed esperto internazionale nello studio delle discinesie indotte dalla levodopa - ha svelato l'importante ruolo dei neuroni che producono serotonina, un altro neurotrasmettitore cerebrale, nella comparsa delle discinesie. In questo nuovo studio finanziato dalla Fondazione americana Carta, sulla base dei promettenti dati preliminari, ipotizza che un trattamento con il precursore della serotonina possa contrastare l'insorgenza degli effetti collaterali della levodopa e aumentare l'efficacia antidiscinetica di farmaci selettivi per i neuroni della serotonina, e così prolungare nel tempo gli effetti benefici del trattamento con levodopa.
Il progetto durerà un anno e mira anche a porre le basi per un possibile studio clinico. (f.ma.)